Il rischio del consenso agli incompetenti autoritari | Arturo Diaconale
Luigi Di Maio vicepresidente della Camera dei deputati e deputato M5S durante l'incontro per la restituzione degli stipendi dei consiglieri regionali al corpo volontari antincendi boschivi del Piemonte in Piazza Castello, Torino, 12 gennaio 2018. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

16 Gennaio 2018
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Secondo Luigi Di Maio il modo con cui vengono amministrate Roma e Torino non dovrebbe essere un argomento da campagna elettorale. L’affermazione, pronunciata con tono scandalizzato e perentorio, non è solo in contraddizione con gli argomenti da campagna elettorale adoperati dai dirigenti grillini, ma è soprattutto rivelatrice di una presunzione di stampo autoritario che dovrebbe indurre gli elettori a guardarsi bene dal votare in favore del partito fondato da Grillo e Casaleggio.

Secondo Luigi Di Maio il modo con cui vengono amministrate Roma e Torino non dovrebbe essere un argomento da campagna elettorale. L’affermazione, pronunciata con tono scandalizzato e perentorio, non è solo in contraddizione con gli argomenti da campagna elettorale adoperati dai dirigenti grillini, ma è soprattutto rivelatrice di una presunzione di stampo autoritario che dovrebbe indurre gli elettori a guardarsi bene dal votare in favore del partito fondato da Grillo e Casaleggio.

La contraddizione è fin troppo evidente. Quando Luigi Di Maio imposta la propria campagna elettorale sulla tesi del fallimento delle altre forze politiche e sulla assicurazione che solo il Movimento Cinque Stelle è in grado di fare meglio perché non ha fallimenti alle spalle, non fa altro che imitare Partito Democratico e centrodestra impegnati a sostenere che le amministrazioni grilline di Roma e di Torino sono un fallimento e che affidare il Paese alle mani degli incapaci è un azzardo masochistico. Se l’accusa di disonestà è legittima, anche quella di incompetenza può essere usata legittimamente. I problema è che negarlo costituisce la spia di un’incompetenza aggravata non solo dalla presunzione tipica degli ignoranti, ma anche da un’arroganza che è prerogativa di chi si considera troppo superiore per essere sottoposto a critiche e osservazioni.

L’incompetenza può venire considerata come una colpa lieve visto che l’ignoranza ha la possibilità di essere colmata. Ma la pretesa di essere portatori di verità indiscutibili pur avendo dimostrato che le proprie verità sono tutte fasulle, è un segno inequivocabile di dolo autoritario. Cioè di quella caratteristica che costituisce il tratto distintivo di chi non crede nel confronto democratico e può costituire una minaccia per la democrazia e il pluralismo una volta investito di un qualche potere politico o amministrativo.

I motivi di rancore e di preoccupazione esistenti nella società italiana sono sicuramente numerosi e fondati. Ma sarebbe una tragedia destinata a moltiplicarli, aggravandosi a dismisura se trovassero come sbocco il consenso agli incompetenti arroganti e autoritari.