Il voto dimostra il fallimento dei vecchi schemi | Arturo Diaconale

27 Maggio 2019
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L’argomento della Nuova Tangentopoli lanciato da Luigi Di Maio per risvegliare l’istinto giustizialista del proprio elettorato non ha funzionato. Così come è miseramente fallita la campagna lanciata dai grandi media, subito fatta propria dal Movimento 5 Stelle, del nuovo fronte antifascista destinato a fermare Matteo Salvini, reincarnazione in quanto sovranista, del fascismo mussoliniano. Infine non hanno avuto alcun effetto (tranne quello di riportare sul Partito Democratico il voto del cattolici progressisti), gli anatemi dei vescovi bergogliani incapaci di comprendere come la croce sia da secoli il simbolo identitario non solo della religione di Cristo ma anche dell’Occidente, dell’Europa e dell’Italia.

I risultati elettorali dimostrano che tutti questi tentativi di frenare la corsa salviniana e di mantenere il M5S sopra la soglia del 20 per cento sono miseramente falliti. La Lega ha conquistato il risultato che i sondaggi le attribuivano nei mesi scorsi, prima che l’ultima fase della campagna elettorale venisse caratterizzata dal particolare fuoco concentrico su Matteo Salvini del circo mediatico-giudiziario, dei media ottusamente fermi allo schema fascismo-antifascismo del secondo dopoguerra e di una Chiesa influenzata dal peronismo di sinistra dell’attuale Papa.

Questo triplice fallimento dimostra che fenomeni nuovi non possono essere efficacemente contrastati ricorrendo alle formule del passato od a quelle che si ostinano a non comprendere il presente europeo. Ed impone a chi vi si è aggrappato di procedere ad un profondo rinnovamento politico e culturale visto che il giustizialismo non funziona, l’antifascismo strumentale è ininfluente e pretendere di cancellare l’identità più profonda di un popolo è impossibile. Prevedere che queste lezioni vengano messe a frutto è, però, azzardato. I grillini vivono il momento più nero della loro crisi. E d’ora in avanti sono destinati o a fungere da stampella all’azione di governo impressa dalla Lega od a provocare una crisi destinata a sfociare nelle elezioni anticipate e nella loro marginalizzazione definitiva. Al tempo stesso i grandi media sono gestiti da una generazione di giornalisti ed intellettuali rimasti fermi alle fole della propria giovinezza che perinde ac cadaver continuerà ad usare gli schemi degli anni del secolo scorso. La Chiesa di Bergoglio, infine, pensa che l’unico modo per uscire dalla propria crisi sia quello di politicizzare in chiave neo-peronista la propria presenza nella società occidentale.

Il fallimento ed il ritardo dei propri oppositori, però, non deve illudere Salvini. Il voto europeo è volatile e l’unico modo per renderlo stabile per poi trasferirlo sul voto nazionale è di realizzare le promesse che dovrebbero rilanciare l’economia a rassicurare il Paese. Le condizioni per “il fare” sono particolarmente favorevoli. Lasciarsele sfuggire sarebbe più di un errore: una tragedia!