I contro del passo laterale del Cavaliere | Arturo Diaconale
ANSA/Angelo Carconi

9 Maggio 2018
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La linea scelta dalla Lega è quella di non prestare mai il fianco alla propaganda del Movimento Cinque Stelle. Per questo non ha mai rotto il filo della trattativa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per un governo dei cosiddetti “vincitori” del voto del 4 marzo e ora tiene ancora aperto il dialogo annunciando che intende mantenere intatta la coalizione di centrodestra ma non rinuncia a chiedere a Forza Italia il sacrificio di appoggiare dall’esterno un governo Lega-M5S per dare un governo al Paese. Questa linea impedisce a Di Maio di aggredire Salvini e consente alla Lega di non correre il rischio di ritrovarsi tra le mani il cerino acceso della responsabilità delle elezioni anticipate. Come ha spiegato Giancarlo Giorgetti, artefice della strategia, la Lega ci ha provato fino alla fine. Se poi la legislatura si interrompe prima ancora di essere partita la colpa sarà degli altri. Di Luigi Di Maio per la sua pregiudiziale ossessiva contro Silvio Berlusconi e dello stesso Berlusconi per il mancato sacrificio del passo laterale.

Dal punto di vista degli interessi della Lega, la linea non fa una grinza. Sembra essere il frutto della preoccupazione di preservare l’elettorato leghista dalla prevedibile aggressione grillina condotta all’insegna del condizionamento agli interessi del vecchio Cavaliere.. E non si sa quanto questa preoccupazione possa essere fondata. Ma, comunque, appare come una posizione politica coerente e ineccepibile.

Altrettanto ineccepibile, però, appare la posizione di rifiuto del passo laterale tenuta fino ad ora dal leader di Forza Italia. I deputati forzisti preoccupati di non essere rieletti sostengono che il passo laterale eviterebbe le elezioni e non romperebbe comunque l’alleanza di centrodestra assicurando al partito qualche garanzia e qualche posizione di potere. Ma il pragmatismo di questa tesi si scontra con una valutazione politica alternativa. Quella che il via libera alla nascita di un governo Lega-M5S legittimerebbe in maniera fin troppo evidente la pregiudiziale anti-berlusconiana di Luigi Di Maio e trasformerebbe Forza Italia in un partito marginale e residuale il cui unico sbocco politico sarebbe quello di essere progressivamente fagocitato da Salvini.

Per chi pensa che questa sia una sorte scontata il problema non si pone. Ma chi non ragiona in termini di poltrone ma di culture politiche una scelta del genere appare del tutto sbagliata. Perché la cannibalizzazione dei gruppi dirigenti di Forza Italia da parte della Lega lascerebbe in ogni caso uno spazio consistente all’area moderata non lepenista. Un’area che presto o tardi potrebbe riorganizzarsi e che, anche nel breve periodo, risulterebbe indispensabile per assicurare al centrodestra a guida leghista la possibilità di battere elettoralmente il movimento grillino e puntare al quaranta per cento dei consensi.

Alla fine, in sostanza, il mancato passo laterale e la salvaguardia dell’identità e della dignità di Forza Italia può diventare un tassello di fondamentale importanza per il futuro elettorale di Salvini!