I grillini falsi francescani | Arturo Diaconale
Il Restitution Day del Movimento 5 Stelle a Piazza Montecitorio con la presenza di Beppe Grillo 20 maggio 2014 a Roma ANSA/MASSIMO PERCOSSI

14 Febbraio 2018
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Nessuno ha mai chiesto ai parlamentari grillini di rinunciare a una parte dei propri emolumenti per destinarli alla beneficenza nei confronti dei cittadini in difficoltà. Hanno deciso in piena e totale autonomia. E lo hanno fatto per mettere in mostra nel modo più eclatante la loro diversità virtuosa rispetto ai parlamentari di tutti gli altri partiti. Volevano marcare la differenza esistente tra quelli che entravano in Parlamento per fare la vita dei satrapi e quelli che lo facevano per diventare i francescani della politica. Un esercizio di virtù che avrebbe dovuto non solo distinguerli dagli esponenti delle altre forze politiche preoccupati solo di godere dei benefici della poltrona, ma renderli un modello di purezza e solidarietà agli occhi di tutti gli italiani. Puntavano, in sostanza, ad apparire come degli “anti-italiani”, una categoria di supereroi impegnata a combattere e modificare l’immagine tradizionale degli abitanti di un Paese incline da sempre all’egoismo personale.

Scoppiata la vicenda degli scontrini, è facile ironizzare sui supereroi anti-italiani incapaci di liberarsi della propria italianità e dediti al piccolo imbroglio per continuare a predicare bene per razzolare male. Ma l’ironia non serve. Perché la vicenda, che porta inevitabilmente l’opinione pubblica a ripiegare nel più tradizionale qualunquismo del “tanto sono tutti uguali”, è per un verso comica e per l’altro drammatica. È comica perché dimostra come i grillini non sono francescani impegnati a praticare la povertà, ma sono in larga parte dei poveri disgraziati consapevoli di aver vinto un terno al lotto con l’elezione a parlamentare e ben decisi a non rinunciare neppure a una briciola dell’inaspettata fortuna. È drammatica perché spegne almeno in una parte dell’elettorato grillino la convinzione di aver finalmente trovato il manipolo di santi a cui affidare le loro speranze di cambiamento.

Quale effetto potrà avere sul voto del 4 marzo la delusione degli elettori grillini a cui è stata cancellata la speranza? Probabilmente quello di aumentare la percentuale degli astenuti. Ma anche quello di far riflettere le forze politiche tradizionali sulla necessità di ridare un pizzico di speranza ai disperati. Magari solo quella che può essere accesa dai peccatori dichiarati ma almeno capaci di risolvere i problemi reali.