La stilettata grillina alle spalle della Lega | Arturo Diaconale

6 Luglio 2018
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Nei giorni scorsi Matteo Salvini ha più volte smentito l’esistenza di contrasti tra Lega e Movimento 5 Stelle e ha rilevato come queste presunte divergenze stiano solo nella testa di chi spera nella rottura dell’alleanza di governo.

Su questa rassicurazione del leader leghista, rivolta chiaramente a spianare la strada non facile della coalizione giallo-verde, è piombata come una valanga la vicenda della sentenza della Corte di Cassazione che impone di fatto il prosciugamento di tutte le risorse economiche e finanziarie della Lega impedendole di portare avanti qualsiasi azione politica. Salvini ha reagito alla mazzata giudiziaria denunciando il rischio di vedere falsato dalla magistratura il meccanismo democratico del Paese. E ha chiesto di sottoporre la questione al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, garante della Costituzione democratica.

La sua reazione, oltre alle critiche serrate della sinistra, non ha ottenuto alcun tipo di solidarietà dall’alleato di governo. È vero che Luigi Di Maio ha cercato di spiegare che la sentenza della Cassazione riguarda la Lega di Umberto Bossi e non quella di Salvini. Ma è ancora più vero che dopo la levata di scudi dell’Associazione Nazionale Magistrati diretta a negare l’esistenza di qualsiasi uso politico della giustizia, il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha messo in guardia Salvini dall’imitare le denunce di Silvio Berlusconi contro la magistratura politicizzata della Seconda Repubblica e ha ripetuto il mantra caro al popolo grillino allevato a giustizialismo forcaiolo secondo cui le sentenze non si discutono ma si applicano.

È probabile che nella vicenda i dirigenti della Lega non si aspettassero una conversione grillina al garantismo. Ma è assolutamente certo che l’atteggiamento del M5S non è solo dovuto alla necessità di non irritare la propria base elettorale, ma anche alla volontà di approfittare della difficoltà salviniana per recuperare il terreno perduto a causa del rampantismo leghista delle prime settimane governative. Normale concorrenza tra alleati o stilettata alle spalle al partito che minaccia di occupare il bacino elettorale grillino?

A pensare male si fa peccato. Ma mai come in questa occasione si coglie nel segno!