La notizia che Pier Ferdinando Casini sarà candidato del Partito Democratico a Bologna s’intreccia con quella secondo cui Beatrice Lorenzin sta valutando se presentare la sua candidatura a presidente della Regione Lazio in reazione all’esclusione del suo nuovo partito, nato per far parte del centrosinistra, della coalizione che punta alla riconferma del Governatore del Pd, Nicola Zingaretti.
Le due vicende sono la dimostrazione lampante della contraddittorietà di comportamento del vertice Pd. A Bologna invita i propri elettori a votare per Pier Ferdinando Casini, che viene considerato dalla base post-comunista un esponente storico della destra democristiana. E a Roma scarica la ministra della Salute che per restare nell’area del centrosinistra non ha esitato a scindere l’atomo della sua precedente formazione politica e a formare un nuovo partito dichiaratamente votato all’irreversibilità della alleanza con Matteo Renzi. Non si capisce bene quale sia la logica in base alla quale il vertice del Pd abbia deciso che ciò che vale per Bologna non debba valere per Roma e viceversa. A meno che non si decida che non esiste alcuna logica. E che a Bologna Renzi sia riuscito a imporre la sua volontà a un partito locale costringendolo a digerire la candidatura di un avversario storico, mentre a Roma sia stato costretto a subire l’interesse personale di Zingaretti a cercare di essere riconfermato alla Pisana puntando sui voti indispensabili di “Liberi e Uguali” e scaricando il partito-satellite della Lorenzin valutato privo di voti e ricco solo di pretese.
Tutto, ovviamente, può essere. Di certo, però, c’è che la contraddittorietà mostrata dal Partito Democratico non costituisce agli occhi dell’opinione pubblica una garanzia per il futuro. Un partito che con la mano destra disfa ciò che fa con la sinistra appare poco credibile per un elettorato, quello a cui si rivolge Matteo Renzi, che è alla ricerca di stabilità e sicurezza per la prossima legislatura.
In tutto questo gli unici che trovano certezza sono gli elettori del centrodestra. Che di fronte alle vicende di Casini e Lorenzin possono tirare un sospiro di sollievo nel sapere che sono diventati definitivamente un problema per Renzi.