A scoprire l’uovo di Colombo è stato il presidente della Commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico, che, con la benedizione ed il sostegno di Beppe Grillo, esperto di uova alternative al sistema democratico in quanto genovese come Cristoforo, ha ufficializzato una proposta di riforma della Rai che, per superare l’occupazione partitica del servizio pubblico ed evitare quella del ritorno all’Eiar, ha lanciato l’idea di scegliere i cinque futuri consiglieri d’amministrazione per sorteggio.
L’operazione, secondo Fico e Grillo, dovrebbe funzionare così: si fa un bando pubblico per aspiranti consiglieri d’amministrazione di viale Mazzini; l’Agcom, cioè l’agenzia che veglia sulle comunicazioni, esamina i curricula dei candidati e, dopo averli sottoposti ad un computer che valuta asetticamente titoli ed esperienze, sorteggia i cinque tra chi ha superato la selezione. La trasparenza è assicurata, le raccomandazioni sono eliminate, i partiti ed il governo buggerati, tutti contenti e l’azienda che gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo è in grado di affrontare le procelle del terzo millennio libera dai condizionamenti della vecchia politica!
Non si capisce bene se il sorteggio immaginato da Fico e Grillo possa essere abbinato alla vecchia lotteria di Capodanno ed aperta solo a chi avrà rinnovato il canone Rai, che nel frattempo verrà dimezzato. Ma questo è un dettaglio. Così come è un altro dettaglio la previsione su quanti milioni di italiani presenteranno domanda per amministrare l’azienda che ti consente di andare in prima fila al Festival di San Remo, di conoscere cantanti e ballerine, frequentare i grandi conduttori e gli attori più famosi e stare nel cuore pulsante della società della comunicazione e dello spettacolo. Certo, l’Agcom avrà il suo bel da fare nel ricevere, ordinare e selezionare i milioni di domande. Ma qual è il problema? Tanto, secondo Fico e Grillo, ci pensano i computer a svolgere il lavoro più delicato. Ed al massimo c’è da prevedere una procedura un po’ lunga per il sorteggio della cinquina vincente, cioè un prezzo fin troppo basso da pagare per aver affrancato la Rai dalla lottizzazione. Non ci saranno più i Bernabei e gli Zavoli, la fortuna sostituirà non solo la tessera di partito ma anche il merito. Ma la virtù sarà salva anche se l’azienda un po’ meno!
Il dramma non è che Fico e Grillo abbiano potuto lanciare una proposta che potrebbe essere applicata a qualsiasi altro ente pubblico e magari anche al Parlamento per avere rappresentanti del popolo affrancati dalla politica e magari anche ridotti di numero per risparmiare. Il dramma è che invece di suscitare fischi e pernacchie questa proposta abbia provocato il plauso e l’attenzione del Partito Democratico, ben felice di trovare un terreno su cui dialogare con il Movimento Cinque Stelle.
Ogni commento è superfluo. Tranne quello che potrebbe suggerire al Pd di sostituire le primarie con i sorteggi e a Grillo di confessare che lui e Casaleggio si sono autosorteggiati!