Stefano Parisi come Alfio Marchini? Il centrodestra per la Regione Lazio diviso e destinato alla sconfitta come quello che a causa delle sue lacerazioni spianò la strada alla vittoria della grillina Virginia Raggi in Campidoglio?
Apparentemente le risposte sembrano essere entrambe positive. La candidatura di Parisi è spuntata dal cilindro dei leader del centrodestra solo all’ultimo momento e non sembra che il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sia intenzionato a rinunciare alla sua corsa. Rispetto al Governatore uscente Nicola Zingaretti e alla grillina Roberta Lombardi, quindi, Parisi sembra partire non solo in ritardo ma anche con la penalizzazione di uno schieramento diviso alle spalle.
Ma mai come in questa occasione, però, l’apparenza inganna. Perché è vero che la scelta di Parisi da parte dei leader del centrodestra è arrivata all’ultimo momento ma è altrettanto vero che sul nome del fondatore del movimento Energie per l’Italia i capi dei tre partiti dell’area moderata si sono trovati d’accordo e hanno evitato quella spaccatura che si era verificata nella campagna elettorale per il Campidoglio e che aveva portato alla vittoria della Raggi.
L’unità di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia su Parisi è dunque l’elemento radicalmente innovativo rispetto al passato. E questa unità, insieme alla circostanza che il voto per la Regione Lazio si terrà in contemporanea con quello per il Parlamento nazionale, può essere il fattore che può cambiare le condizioni della partita politica in corso. Parisi può sfruttare l’onda favorevole al centrodestra presente nel Paese ma, soprattutto, la candidatura di Pirozzi non appare più come quella di una parte dello schieramento moderato ma quella di un personaggio isolato impegnato in una avventura del tutto personale. L’unità ritrovata, ovviamente, non è garanzia assoluta di vittoria. Ma rappresenta comunque un buon puntello su cui impostare una campagna elettorale incentrata su un fattore nuovo e diverso della campagna elettorale non solo regionale ma anche nazionale. Quello della competenza. Parisi ha dalla sua non solo la compattezza del centrodestra ma anche un bagaglio di nozioni e di esperienze che agli occhi del corpo elettorale lo collocano in una posizione ben diversa rispetto al funzionario di partito Zingaretti e alla grillina Lombardi nota solo per la sua avversione alla Raggi. L’imperativo del ’68 era la “fantasia al potere”. Forse è arrivato il momento di lanciare la campagna sul potere alla competenza!