Dicono che il Governo giallo-verde sia come la Santissima Trinità: uno e trino. Nel senso che c’è il Governo Salvini, c’è il Governo Di Maio e c’è il Governo Tria. Ma questa tripartizione non è esatta. Perché in realtà il Governo è pentagonale. Ai primi tre si aggiungono in posizione marginale il Governo Conte, che ha il compito di stanza di compensazione e mediazione e il Governo Mattarella, che dall’alto del Colle tutto segue, tutto controlla e su tanto fa sentire la sua “moral suasion”.
La fase in cui i cinque governi sono impegnati al momento è quella della formazione dell’ossatura di quella che Di Maio definisce Terza Repubblica ma che, in realtà, è solo il nuovo assetto politico della continuazione della Prima. L’ossatura in questione è quella dei dirigenti apicali dei grandi enti pubblici e dei punti cardine delle strutture burocratiche dello Stato. E il metodo con cui vengono identificati e scelti i soggetti che avranno il compito di dare concretezza agli indirizzi del nuovo assetto politico è quello a cui si ricorre fin dai tempi di Noè. Cioè la spartizione delle cariche in questione secondo il peso proporzionale non solo dei cinque governi in questione e dei gruppi di potere presenti all’interno del pentapartito ma anche, sia pure in misura decisamente ridotta, dei maggiori partiti d’opposizione.
Il metodo in questione è quello della lottizzazione. Che non dipende dal fatto che il Governo è a cinque con due opposizioni che reclamano la loro piccola parte. Perché se il Governo fosse formato da un partito unico e la democrazia rappresentativa avesse lasciato il posto alla democrazia diretta operante sulla piattaforma Rousseau secondo la visione di Davide Casaleggio, la lottizzazione avverrebbe ugualmente. A prendere la propria fetta di potere ci sarebbero le diverse componenti del partito unico occupante delle istituzioni, come è sempre avvenuto in tutti i regimi totalitari di ogni forma ed epoca.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Con cinque governi più due addentellati in pista è chiaro che la lottizzazione non sia né facile, né di breve durata. Di nuovo e bizzarro sotto il sole, semmai, c’è che in questo quadro di trattative, pressioni, polemiche, scontri, mediazioni e casino generalizzato il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, leader dell’ala cosiddetta ortodossa del partito che in nome del suo 32 per cento lottizza più degli altri, predica la necessità della piena indipendenza da parte dei lottizzati. Ci fa o c’è questo Alicio nel Paese delle Meraviglie Lottizzatorie?