Non ci sono manine o manone dietro il caso del decreto sulla pace fiscale che minaccia di far saltare il patto di governo tra Lega e Movimento Cinque Stelle. E non ci sono neppure distrazioni, incomprensioni, amnesie o totale cretinaggine da parte di quei dirigenti grillini, Luigi Di Maio in testa, che hanno partecipato alla stesura del provvedimento su cui è nato tanto scandalo. C’è solo una grossolana operazione d’immagine condotta dal Vice Presidente del Consiglio tesa a far apparire al popolo dei cinque stelle convocato per fine settimana al Circo Massimo il gruppo dirigente grillino come il difensore impavido della purezza del Movimento ed il vincitore nella competizione in atto con il partner governativo della Lega.
In realtà Di Maio ed i capi grillini, da Fico a Di Battista fino a Grillo e Casaleggio, hanno sempre saputo che le richieste programmatiche della Lega erano la rottamazione della legge Fornero e la pace fiscale per i contribuenti in difficoltà. Erano richieste che bilanciavano la esigenza non mediabile del M5S del reddito di cittadinanza allargato al maggior numero di persone possibile. Ed anche se a nessuno, tantomeno a Fico, Di Maio, Di Battista , Grillo e Casaleggio, era sfuggito che la pace fiscale equivaleva ad un condono, tutti avevano acconsentito a che l’esigenza della Lega di andare incontro ad un bisogno del proprio elettorato di imprenditori e professionisti del centro nord entrasse a far parte del contratto di governo insieme alla esigenza dei grillini di accontentare con il reddito di cittadinanza i propri elettori del centro sud.
Ma sabato a Roma si celebra l’anniversario della fondazione del Movimento. L’appuntamento diventa l’occasione per mettere in mostra i risultati del governo di cui i grillini dovrebbero essere parte dominante. Ed al popolo de “ l’onestà, onestà” non è facile far digerire che tra questi risultati c’è una pace fiscale voluta dalla Lega che è molto simile a quei condoni da sempre presentati ai fedeli del grillismo come il segno incancellabile dell’illegalità e del malaffare. Così Di Maio si è inventato la manina su cui scaricare la responsabilità ed ha dato vita alla sceneggiata che dovrebbe consentirgli di arrivare al Circo Massimo con la corona d’alloro del vincitore sul concorrente Salvini e di garante della santità e della purezza del Movimento.
Purtroppo per lui e per noi, però, tutto avviene mentre la Ue boccia la manovra dell’Italia. Così che la sensazione che il governo sia sull’orlo della crisi s’intreccia con le manovre politiche dei commissari europei interessati a colpire l’Italia sovranista. Ed in questo modo si crea una tempesta perfetta che porta i mercati a far schizzare alle stelle lo spread e scarica i suoi effetti perversi su tutti i cittadini italiani.
Questi ultimi, comunque, sanno chi debbono ringraziare. E questo è l’unico risultato positivo di questa brutta pagina di cronaca politica scritta da Luigi Di Maio e compagni irresponsabili e cialtroni!