A Piazzale Loreto c’è posto solo per le macchine | Arturo Diaconale

22 Novembre 2018
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Due ragazzine minorenni che partecipano ad una manifestazione milanese indetta per contestare Matteo Salvini esibiscono un cartello in cui compare una frase del rapper Kento che promette al leader della Lega una fine simile a quella toccata a Benito Mussolini.

“Il mio sogno nel cassetto non è stato rimosso – questa la frase – Salvini sappia che a Piazzale Loreto c’è ancora posto”. Le due ragazze sono fotografate mentre esibiscono il cartello con grandi sorrisi. Al punto che Salvini posta la foto commentandola con un “poverette, ridono pure”. Il post suscita i commenti dei sostenitori del “capitano” della Lega che, come sempre capita sulla Rete, si traducono in insulti feroci contro le ragazze. E spinge le Donne Democratiche del Pd milanese a minacciare azioni giudiziarie contro Salvini se non dovesse cancellare prima possibile il post ed i successivi commenti che auspicano alla ragazzine di “fare la fine di Desirée”.

La vicenda sembra tratta da una cronaca degli anni Settanta. Quando i giovani dell’estrema sinistra scendevano ogni settimana in piazza esibendo cartelli in cui si sosteneva che “uccidere un fascista non è un reato” e che “a Piazzale Loreto c’è ancora posto”. Quelle cronache antiche, da cui il rapper Kento si è ispirato per promettere a Salvini una impiccagione a testa in giù, rievocano un tempo ( Kento, che è del ’76, o non era ancora nato o aveva appena visto la luce) in cui una buona parte della sinistra italiana sognava e tentava di praticare il ritorno non tanto alla guerra civile del ’43-’45 quanto a quello della resa dei conti dei giorni e dei mesi immediatamente successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale.

Quel sogno, che produsse il decennio degli anni segnati dal piombo della guerra civile strisciante, svanì dopo aver prodotto un assurdo lago di sangue. E la memoria del Paese avrebbe dovuto cancellarlo in maniera definitiva. Anche perché Piazzale Loreto non evoca solo l’immagine della macelleria dei gerarchi fascisti, ma anche quella dei partigiani fucilati dalla Brigate Nere. Cioè l’immagine di una guerra civile da tenere ben chiusa nell’archivio della storia. Invece quel sogno ricompare. E viene alimentato non solo da rapper che giocano alla “Resistenza sonora” e da ragazzine inconsapevoli delle tragedie che vanno evocando ma, anche e soprattutto, da tanti “cattivi maestri” che non conoscono altro mezzo di contrasto nei confronti degli avversari che quello di una violenza verbale che gli sconsiderati tendono sempre con il trasformare in violenza fisica.

Salvini, dunque, tolga pure il post che ha suscitato commenti feroci. Ma le donne del Partito Democratico la smettano di giocare con il fuoco di un assurdo ritorno al passato che espone la ragazzine inconsapevoli a rischi assurdi e inaccettabili. Anche perché a Piazzale Loreto non c’è più posto per i morti ammazzati. Solo (e per fortuna) per le macchine!