Fino ad ora la questione morale è sempre stata una coltre di ipocrisia che nascondeva una precisa esigenza politica. Enrico Berlinguer, che non aveva avvertito alcun fremito etico quando si era trattato di realizzare il compromesso storico con la Democrazia Cristiana, si aggrappò alla questione morale dopo che l’accordo di potere con i democristiani era fallito ed il Pci aveva bisogno di trovare una nobile motivazione per il suo ritorno all’opposizione.
Ma con il caso Siri la questione morale perde completamente la sua mascheratura di ipocrisia e diventa ufficialmente una questione di opportunità politica a beneficio di chi l’ha sollevata. Il Movimento Cinque Stelle aveva bisogno di una testa mozzata da esibire al proprio elettorato per risvegliare la sua natura giustizialista e recuperare il maggior numero di voti rispetto alle previsioni negative del 26 maggio. L’ha ottenuta grazie al comportamento del Presidente del Consiglio che al principio costituzionale della presunzione d’innocenza ha anteposto l’esigenza tutta politica di Luigi Di Maio. Ed ora deve solo sperare che lo schiaffo affibbiato a Matteo Salvini ed alla Lega riesca effettivamente a galvanizzare i propri elettori ed a mantenere in dimensioni accettabili la prevista sconfitta alle prossime elezioni europee.
Se la testa di Siri graziosamente consegnata da Giuseppe Conte al popolo grillino otterrà lo scopo voluto, il Governo giallo-verde potrà andare avanti a dispetto della irritazione della Lega. Ma se per caso l’ultima manifestazione del giustizialismo strumentale camuffato da questione morale non avrà frenato adeguatamente il declino pentastellato, la sorte del Governo finirà nelle mani di un Salvini a cui proprio il caso Siri non può non aver insegnato che il prezzo pagato all’alleanza con i Cinque Stelle non è più proporzionale alla sua utilità politica.
Grazie alla partecipazione al Governo, la Lega sembra aver ottenuto un quasi raddoppio dei propri voti. Ma con il caso Siri la parabola rischia di diventare discendente. E questa discesa non solo cancella l’ambizione di trasformare la Lega nel partito egemone del centrodestra e nella forza di maggioranza relativa del Paese, ma costringe Salvini a considerare che il ruolo della Lega è di essere il motore portante di un nuovo centrodestra allargato ed alternativo al Movimento Cinque Stelle ed alla sinistra più oltranzista e nostalgica.
L’opportunità politica dei grillini, quindi, non ha nulla di etico ma è anche di corto respiro politico. Dopo il 26 maggio rischia di rivelarsi un atto di autolesionismo.