Ai lettori, agli amici, ai laziali: le regioni della mia candidatura | Arturo Diaconale

1 Febbraio 2018
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Ho deciso di accettare la candidatura di Forza Italia per il Senato, nel collegio proporzionale di Lazio 2, pur sapendo che la collocazione come terzo della lista rende estremamente aleatoria la possibilità di una mia elezione. L’ho fatto non perché afflitto da una qualche sindrome masochistica e neppure dall’idea romantica che l’importante non sia vincere ma partecipare. Ho compiuto questa scelta per una serie di ragioni che intendo condividere con i lettori de “L’Opinione”, con i miei amici di Facebook e con quei tanti tifosi laziali a cui mi sento legato non solo dal mio ruolo di responsabile della comunicazione della società biancoceleste, ma dalla comune passione che ci unisce al di là dell’attività lavorativa.

Ho deciso di accettare la candidatura di Forza Italia per il Senato, nel collegio proporzionale di Lazio 2, pur sapendo che la collocazione come terzo della lista rende estremamente aleatoria la possibilità di una mia elezione. L’ho fatto non perché afflitto da una qualche sindrome masochistica e neppure dall’idea romantica che l’importante non sia vincere ma partecipare. Ho compiuto questa scelta per una serie di ragioni che intendo condividere con i lettori de “L’Opinione”, con i miei amici di Facebook e con quei tanti tifosi laziali a cui mi sento legato non solo dal mio ruolo di responsabile della comunicazione della società biancoceleste, ma dalla comune passione che ci unisce al di là dell’attività lavorativa.

La prima ragione è il senso di riconoscenza nei confronti di Silvio Berlusconi che mi aveva preannunciato la sua intenzione di candidarmi al Senato e che non ha dimenticato la promessa. Con il leader del centrodestra e fondatore di Forza Italia ho in comune, fin da quando negli anni Ottanta lavoravo ne “Il Giornale” diretto da Indro Montanelli e di proprietà dello stesso Berlusconi, le idee di libertà e, soprattutto, quella concezione dello Stato di diritto e della democrazia liberale che pone al centro della società l’individuo, i suoi diritti e le sue garanzie. La mia vita e la mia intera attività professionale sono state costantemente ispirate a quei valori. E ai miei occhi la candidatura in Forza Italia voluta dal Cavaliere è apparsa come una sorta di riconoscimento dell’impegno e della coerenza della mia storia, un riconoscimento che non avrei potuto respingere o rinnegare.

C’è poi una seconda ragione per questa mia candidatura di testimonianza. A propormela è stato Antonio Tajani e nel farlo non ha minimamente nascosto le difficoltà dell’elezione. Ho considerato la sua franchezza un gesto di amicizia. Che mi ha riportato indietro ai tempi in cui eravamo entrambi giornalisti parlamentari de “Il Giornale” diretto da Montanelli e condividevamo la speranza di un futuro migliore per il Paese. Oggi Antonio Tajani, da presidente del Parlamento europeo sta compiendo un grande e significativo lavoro che dà prestigio e peso politico all’Italia e trasforma in concretezza la speranza di un tempo. Ho accettato la sua proposta, quindi, per amicizia. E anche per dare un piccolo ma sentito contributo alla concretizzazione dell’antico sogno.

La terza e ultima ragione riguarda i tifosi laziali. Che ho difeso e intendo continuare a difendere dai tanti pregiudizi con cui da più parti si cerca di frenare la crescita di una società che oggi non ha solo un grande passato ma anche un solido e avvincente avvenire. Ho un dovere di massima sincerità nei loro confronti. Perché mi hanno accolto con una stima e una considerazione che vanno onorate rendendo trasparente fino in fondo la mia identità. Non sono solo e da sempre un tifoso laziale ma anche un liberale, un garantista, uno che onora anche nelle difficoltà la riconoscenza e l’amicizia e che rispetta sempre e comunque le idee degli altri.

Ai laziali che la pensano come me lancio, ovviamente, un invito a sostenermi. Agli altri la rassicurazione che sarò sempre e comunque al loro fianco in nome dei colori biancocelesti della prima squadra della Capitale.