Dopo il contratto un Governo d’emergenza | Arturo Diaconale

20 Novembre 2018
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È chiaramente priva di qualsiasi ragionevolezza la tesi di Luigi Di Maio secondo cui ciò che non è previsto nel contratto di governo è un problema inesistente. La vita delle persone e quella della società è un divenire continuo. E pensare di bloccare in un accordo di tipo contrattuale il corso naturale degli eventi è del tutto privo di senso.

Ma Di Maio ed il gruppo dirigente del Movimento Cinque Stelle non sono degli sciocchi. Sanno perfettamente che il sacro testo contrattuale di cui il Premier Giuseppe Conte è divenuto il supremo custode non può imbrigliare la realtà. E se hanno fatto appello alla sacralità del documento per bloccare la sortita di Matteo Salvini sulla questione dei rifiuti, è solo per dimostrare al proprio elettorato di non essere succubi del leader leghista e di essere capaci di rendere la pariglia allo scomodo e brutale alleato difendendo senza cedimenti i propri principi fondanti.

Quella che si è consumata nei giorni scorsi è stata, dunque, una semplice scaramuccia tra contraenti di un patto che incomincia a stare stretto ad entrambi. Ai leghisti sul tema dei termovalorizzatori, ai grillini sul Decreto sicurezza. Il ritmo e l’intensità con cui si consumano simili scaramucce sono però in sensibile aumento. Il ché per un verso annuncia l’imminente apertura della campagna elettorale per le elezioni europee e per l’altro lascia intendere che le scaramucce presto o tardi diventeranno una guerra senza esclusione di colpi dagli effetti dirompenti sugli equilibri politici del Paese.

L’ipotesi di elezioni anticipate in contemporanea con il voto europeo non è affatto peregrina. Così come non è del tutto improbabile che di fronte alla prevedibile contrarietà del Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere si possano creare in Parlamento le condizioni per la formazione di un Governo di massima emergenza per la salvezza della Repubblica.

Fino ad ora si è sempre ragionato sulle due ipotesi alternative o di un Governo formato da Cinque Stelle e Partito Democratico o di un nuovo centrodestra sostenuto da transfughi grillini. Ma l’esplosione dell’Esecutivo giallo-verde sarebbe talmente distruttiva da rendere impossibili sia il primo che il secondo scenario. L’unica strada percorribile, oltre quella di elezioni anticipate da celebrare in un clima da “tutti a casa”, sarebbe quella del Governo d’emergenza aperto alle forze più responsabili.

Per questo va tenuto d’occhio il prossimo congresso del Pd. Che potrebbe anche portare alla formazione di gruppi di “responsabili” distinti e separati da quelli della sinistra più ortodossa. Il contratto non lo prevede, ma il problema di quanto accadrà dopo che l’intesa giallo-verde sarà saltata si pone e va affrontata per tempo.