Non è affatto un obbligo istituzionale l’eventuale incarico esplorativo per il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico. Un’esplorazione da parte della massima carica istituzionale dopo quella del Presidente della Repubblica c’è già stata, e cioè quella della Presidente del Senato, Elisabetta Casellati. E non fa parte di alcuna norma l’ipotesi che fallita l’esplorazione della seconda carica dello Stato il compito passi automaticamente alla terza. Perché, in caso di fallimento anche della seconda, a qualcuno potrebbe venire in testa di tentare con la quarta rappresentata dal Presidente della Corte costituzionale o dalla quinta a scegliere tra il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e del Cnel, entrambi esponenti di organi costituzionali.
L’incarico a Fico, quindi, non ha nulla di istituzionale ma ha un valore esclusivamente politico. Serve a verificare se esistono le condizioni per un governo fondato su una alleanza tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali. A compiere una verifica del genere avrebbe potuto pensarci anche la Casellati. Ma il Quirinale deve aver considerato inopportuno che a tentare di far ragionare grillini e democrats fosse una esponente politica proveniente dal campo opposto. E l’idea della esplorazione di Fico va intesa come una diretta conseguenza di tale considerazione.
Naturalmente tutti sono assolutamente certi che il tentativo di Fico si risolverà in un nulla di fatto. Non perché tra Cinque Stelle e Pd ci siano abissi culturali e programmatici, che si possono sempre colmare con qualche compromesso in nome del potere. Ma perché gli interessi del Pd sono totalmente alternativi a quelli dei grillini. E questi interessi, primo fra tutti l’esigenza di non venire fagocitati dal partito di Luigi Di Maio, rendono impossibile l’alleanza di cui Fico dovrebbe verificare la realizzabilità.
Ma se l’esito è scontato, qual è il valore politico dell’incarico esplorativo all’esponente dell’ala sinistra e ortodossa del M5S? La risposta è semplice. Spetterebbe a un esponente grillino prendere atto che fallito il governo con la Lega e il centrodestra e fallito il governo con il Pd e la sinistra, sarebbe automaticamente fallita la pretesa di Luigi Di Maio di guidare un qualsiasi governo nella nuova legislatura. Fico, in sostanza, dovrebbe certificare il fallimento di Di Maio. Il ché potrebbe non dispiacere al Presidente della Camera ma, sicuramente, farebbe un gran male al capo politico del Movimento Cinque Stelle!