Non ci sarà alcun intervento di truppe scelte italiane in difesa del governo di al-Sarraj a Tripoli. Palazzo Chigi ha smentito le voci che davano addirittura già in azione i nostri soldati in Libia. E non poteva essere altrimenti. Non solo perché non spetta all’Italia di intervenire in difesa di un esecutivo legittimato dalle Nazioni Unite. Ma perché per il nostro Paese il vero terreno d’intervento non è la vecchia “quarta sponda” ma l’Unione europea. Nelle strade di Tripoli non si gioca il futuro di al-Sarraj e, se proprio vogliamo essere pragmatici e concreti, gli interessi dell’Eni nello scatolone di sabbia e di petrolio dell’Africa mediterranea. La vera posta in palio è la tenuta e il futuro dell’Europa che ormai da troppo tempo subiscono l’aggressione dei governi francesi, prima quello di Nicolas Sarkozy, oggi quello di Emmanuel Macron, decisi a portare aventi una politica di egemonia della Francia sull’intera sponda meridionale del Mediterraneo a dispetto di ogni solidarietà europea.
Tutti sanno che dietro le milizie in azione a Tripoli c’è la spinta dell’Eliseo, deciso a riservare ad al-Sarraj protetto dagli italiani, lo stesso trattamento riservato a suo tempo al colonnello Gheddafi. Il tutto per poter sostituire la Total all’Eni, recidere ogni tipo di interesse italiano in Libia e trasformare la Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan in un grande protettorato francese.
Questa strategia politica non è solo la dimostrazione che a Parigi le suggestioni lasciate da alcuni secoli di colonialismo non sono minimamente svanite. È soprattutto la prova che i governi francesi perseguono i propri interessi nazionali senza minimamente immaginare di coniugarli con le esigenze degli altri Paesi europei, Italia in primo luogo.
La bizzarria è che il nazionalismo sciovinista di Parigi è cavalcato con foga da quel Presidente Macron che non esita a presentarsi come il campione dell’europeismo in contrapposizione con i sovranisti nazionalisti Orbán e Salvini. Ora, però, sappiamo che l’unico sovranismo nazionalista che minaccia di mettere in crisi l’Europa è quello francese. Saperlo potrebbe addirittura giustificare un qualche tipo di intervento italiano in Libia!