Da “male assoluto” a santo artefice del governo che ha salvato l’Italia dal flagello delle elezioni il salto è stato acrobatico. Ma tant’è. Una volta c’erano le “convergenze parallele”, adesso “l’astensione benevola”. La differenza può sembrare notevole anche se poi la sostanza è la stessa, quella di mettere in piedi un governo fondato su un difficile e precario equilibrio politico. Ed ora c’è solo da auspicare che l’equilibrio regga per qualche tempo e dalla amalgama degli opposti possa nascere un esecutivo che prima ancora di essere utile al paese non provochi disastri al paese stesso.
In attesa che l’evento avvenga diventa indispensabile per la forza politica del “salvatore della patria” (almeno quella giallo-verde) riflettere sulla linea politica che “l’astensione benevola” dovrà necessariamente imporre per tenere in vita l’alleanza di centro destra ed impedire che la marginalizzazione temporanea di Forza Italia diventi duratura ed irreversibile.
Le questioni sembrano diverse ma in realtà sono le due facce di un solo problema. Quello di come una forza liberale, popolare e riformatrice deve stare all’interno di uno schieramento che raccoglie la maggioranza, al momento solo relativa, dei consensi nella società italiana.
Molti dei parlamentari entrati nelle liste di Forza Italia all’insegna del “tengo famiglia e cerco sistemazione” pensano di poter risolvere la questione conservando il seggio ottenuto per eccesso di benevolenza del Cavaliere e dei suoi collaboratori. Ma con tutto il rispetto per chi ha vinto alla lotteria e non vuole perdere il biglietto vincente non può essere solo questa la linea politica “dell’astensione benevola”. Così come non può essere una linea quella di chi pensa di farsi lentamente fagocitare dalla Lega per poter rinnovare all’infinito le vincite alla lotteria del Parlamento. Anche perché la stessa Lega ha tutto da perdere dal fare il pieno dei convertiti per necessità.
Se l’obbiettivo di Salvini rimane sempre quello di trasformare il centro destra non in una minoranza lepenista ma in una maggioranza in grado di governare da sola il paese, diventa fondamentale l’esigenza che Forza Italia compia lo stesso percorso fatto dal leader leghista quando ha fornito una identità definita e nazionale ad un partito nordista che era sceso al 3 per cento. Il partito del Cavaliere deve, in sostanza, vivificare, caratterizzare e rilanciare al massimo la propria identità popolare, liberale e riformatrice. Per mantenere e rinforzare sempre di più il ruolo di alleato, che copre il versante moderato e responsabile e rappresenta una componente indispensabile per assicurare ad una coalizione profondamente radicato nel territorio, la possibilità di conquistare più del quaranta per cento alle future elezioni.
Questa strada non è affatto impossibile. I “poltronisti” la ignorano ma gli “identitari” la conoscono perfettamente!