I sostenitori che sviliscono il Papa | Arturo Diaconale

9 Luglio 2019
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Il Papa non può fare a meno di ricordare e ribadire in ogni occasione che migranti, bisognosi, poveri e derelitti sono esseri umani nei cui confronti vanno applicati tutti i principi religiosi e morali fissati dal Vangelo. A dirla brutalmente questo è il suo mestiere. E se non lo facesse tradirebbe la sua funzione di Vicario di Cristo ed i fondamenti stessi della propria religione. Dal suo punto di vista, quindi, ha tutto il diritto di ricordare che i migranti non sono una questione sociale ma uomini, donne, bambini, cioè esseri umani che non possono essere trasformati in numeri come gli ebrei dei lager, i dissidenti nei gulag o i nemici del popolo nei campi di sterminio di Pol Pot.

Ma il punto di vista del Papa non può e non deve essere il punto di vista di chi ha la responsabilità di governare il Paese e di affrontare problemi, politici, sociali ed etici nel tentativo di impedire che la loro mancata risoluzione possa creare le condizioni per maggiori drammi presenti e più rovinose tragedie future.

Dio e Cesare operano in campi diversi che tali debbono rimanere. La storia insegna che il Papa-Re con il peso del potere temporale tende fatalmente a subordinare i valori religiosi a quelli della gestione del governo. E lo stesso vale per l’esempio contrario visto che i Cesari decisi a governare solo sulla base dei principi religiosi hanno sempre prodotto il fallimento delle proprie nazioni.

Si tratta di osservazioni talmente scontate da apparire banali? Certo. Ma il guaio è che queste banalità elementari sembrano essere state completamente rimosse e dimenticate da chi in nome dei valori umanitari vorrebbe che le ragioni di Dio, cioè di Papa Francesco, prevalessero sempre e comunque su quelle di Cesare, sia esso Matteo Salvini o qualsiasi altro governante occidentale impossibilitato a fare a meno di affrontare le questioni politiche e sociali poste dal fenomeno delle grandi migrazioni.

Per semplice settarismo politico sollecitano l’opinione pubblica del Paese a scegliere tra Francesco e Salvini. Senza rendersi conto di svilire il Pontefice a semplice soggetto politico e regalare a Salvini un ruolo di anti-Papa che lo aiuta a crescere nei sondaggi. Follia!