La sinistra ed i gruppi di potere ad essa connessi incominciano a pensare che la strada più diretta per fare secco Matteo Salvini e provocare l’affondamento del governo grillo-verde sia quella del ritorno all’uso politico della giustizia. O meglio, all’arma giudiziaria usata da alcuni volenterosi pubblici ministeri per innescare la miccia delle contraddizioni esistenti all’interno della coalizione di governo e causare quella esplosione che, insieme alle speculazioni finanziarie d’autunno, dovrebbe fare piazza pulita del populismo, del sovranismo e di qualsiasi ismo contrario all’internazionalismo ed al cosmopolitismo politicamente corretto.
Il calcolo della sinistra e dei suoi gruppi di potere non è peregrino. L’uso politico della giustizia ha liquidato la Prima Repubblica, distrutto Bettino Craxi, perseguitato e messo ai margini del gioco politico Silvio Berlusconi e si è rivelato per più di due decenni l’arma più forte di uno schieramento progressista sconfitto dalla storia. Perché non dovrebbe funzionare con Salvini, visto che il leader della Lega ha i suoi guai con la giustizia a causa dei soldi scomparsi dell’era Bossi e della scontata emulazione da parte dei magistrati più orientati ideologicamente del comportamento del Procuratore di Agrigento nei prossimi e inevitabili casi Diciotti?
La sponda di questa operazione dovrebbe essere, ovviamente, l’ala più movimentista e giustizialista dei Cinque Stelle. Come potrà Luigi Di Maio tenere a bada Roberto Fico e compagni quando i magistrati alzeranno il tiro su Salvini applicando ai suoi danni il trattamento che tanto ha funzionato nei decenni passati? Questa prospettiva impone una riflessione attenta da parte di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Che non può essere quella di sfruttare la situazione per dare il colpo di grazia all’alleato del centrodestra ma che, come intuito ancora una volta prima degli altri da Silvio Berlusconi, per rilanciare lo schieramento che alle ultime elezioni ha conquistato il 38 per cento dei voti e che, in caso di voto anticipato, avrebbe i numeri per assumere la guida del paese.
La riflessione ha una solo conclusione: sostenere Salvini per ricompattare il centrodestra e metterlo in condizione di tornare al governo per provocare quel cambiamento mai concretizzato nel passato. Non ci vuole molto per capirlo. Ma questo poco c’è nella testa dei quadri dirigenti forzisti?