Nell’iniziare il suo “coccodrillo” sul Corriere della Sera dedicato a Gianni De Michelis, Gian Antonio Stella ha ricordato i momenti “più umilianti” della vita politica dello scomparso esponente socialista: quelli avvenuti subito dopo Tangentopoli, cioè la fuga nelle calli veneziane inseguito da una folla che lo voleva buttare nei canali al grido “ciapalo, ciapalo, onto, onto!” e le contestazioni degli studenti della Facoltà di Chimica che lo costrinsero a rinunciare a tornare all’insegnamento e ad andarsene in pensione.
Partire da questi episodi per ricordare De Michelis non è un modo per ribadire la propria considerazione negativa del personaggio, ma è la spia di una sorta di processo di identificazione di Gian Antonio Stella con i giovanotti che volevano gettare nei canali l’esponente socialista e degli studenti che di fatto provocarono la sua espulsione dall’Università e dall’insegnamento. Il giornalista del Corriere della Sera, in sostanza, si è identificato nei linciatori e ha scritto un “coccodrillo” che è apparso come un elogio del linciaggio.
Stella, che in fatto di linciaggio mediatico è un esperto, interpreta probabilmente lo spirito del tempo: quello passato ma soprattutto quello presente. In altra pagina dello stesso numero del Corriere della Sera compare la fotografia di Chiara Giannini, l’autrice dell’intervista a Matteo Salvini divenuto un libro edito dalla casa editrice Altaforte espulsa dal Salone del Libro di Torino, che all’ingresso del Lingotto riprende con il suo telefonino un tizio con il pugno chiuso che le canta in faccia in segno di condanna e di disprezzo “Bella ciao”. Chiara Giannini non ha scritto “Mistica del fascismo” o la riedizione del “Mein Kampf”, ma ha solo intervistato il ministro dell’Interno e leader della Lega. Eppure è stata costretta a subire non solo una ingiusta espulsione dal Salone del Libro, ma anche una sorta di linciaggio morale ad opera di un invasato e di un gruppetto di suoi amici.
I casi di linciaggio si fermano qui? Niente affatto. I media lo nascondono ma non passa giorno che Matteo Salvini, divenuto bersaglio preferito dei linciatori professionisti, non venga accolto nelle piazze e seguito sui social con grida e messaggi inneggianti alla sua morte.
Prendersela con costoro è inutile. Ma denunciare la viltà e l’ignominia di chi rimane passivo pur avendo la cultura e gli strumenti per contrastare questo presunto spirito del tempo, è assolutamente doveroso. Forse serve a poco ma non sempre l’onestà intellettuale si coniuga con l’utilità!