Il Pd, partito delle banche tedesche | Arturo Diaconale

2 Dicembre 2019
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Non stupisce affatto che Paolo Gentiloni sia sceso in campo per difendere a spada tratta l’accordo sul fondo Salva-Stati escludendo tassativamente che da questa intesa possa scaturire qualche forma di rischio per l’Italia. L’ex Presidente del Consiglio non poteva comportarsi in maniera diversa. Sarebbe stata una singolare bizzarria se il suo esordio nella sua qualità di nuovo Commissario Europeo per l’economia fosse stato segnato da una critica nei confronti del Mes che avrebbe fatalmente assunto l’aspetto di una immediata dissociazione da quella Commissione in cui è appena entrato.

Ma se l’atteggiamento di Gentiloni è comprensibile, quello del Partito Democratico lo appare molto di meno. Non avendo partecipato alla trattativa sul fondo Salva-Stati compiuta dal precedente governo giallo-verde, il partito di Nicola Zingaretti avrebbe oggi potuto legittimamente porsi in posizione polemica nei confronti dell’intesa. Invece ha scelto la strada opposta della piena e totale difesa non solo della conclusione raggiunta dal negoziato ma del negoziato stesso, come se a condurlo non fosse stato il Conte nella passata versione dell’alleanza con la Lega ed il Conte nella presente versione giallorossa ma lo stesso Partito Democratico graniticamente fermo nel suo europeismo ad oltranza.

In questo atteggiamento, infatti, non c’è solo la decisione di Zingaretti di attribuire al Pd il ruolo di unica forza responsabile che ha l’obbligo di tenere a freno l’irresponsabilità degli alleati e garantire la sopravvivenza del governo. C’è anche e soprattutto la scelta strategica del Pd di considerare l’europeismo come il suo principale ed ormai quasi unico tratto identitario.

Buffa sorte quella degli eredi del Pci e della sinistra democristiana, passati dalla feroce contestazione di un tempo nei confronti di una Unione Europea bollata come bastione del capitalismo e dell’imperialismo americano a tratto distintivo di un partito che, persa la sua originaria matrice ideologica, ha scelto l’europeismo acritico come unica bandiera per marcare la propria natura.

Oltre che buffa, però, questa posizione è anche inevitabilmente ottusa. Perché attestarsi sempre e comunque in difesa di ciò che la Ue chiede espone il Pd al rischio di assumere agli occhi degli italiani il ruolo di partito degli euroburocrati o, peggio, degli interessi delle banche tedesche.

Un finale decisamente tragico per chi era nato come avanguardia della classe operaia!