Il problema del neo-revisionismo italiano | Arturo Diaconale

7 Giugno 2018
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Il motto dell’Italia del Seicento era “Franza o Spagna purché se magna”. Quello dell’Italia dagli anni Novanta del secolo scorso fino ai nostri giorni è stato “Germania e Stati Uniti perché così se magna”. Ora ci si chiede se il motto dell’Italia di Giuseppe Conte sia destinato ad essere “meno con Germania e meno con gli Stati Uniti” e se questa presa di distanze sia dall’egemonia dell’alleato tedesco, sia dall’alleato atlantico possa consentire di continuare a mangiare secondo l’abitudine degli ultimi decenni.

Dietro questo gioco si nasconde il tema della collocazione internazionale dell’Italia a guida giallo-verde. Il Presidente del Consiglio ha ribadito che il Paese vuole rimanere nell’Unione europea ed è fedele all’Alleanza Atlantica. E quindi non si sposta dalla posizione mantenuta fino ad ora di contemporanea accettazione sia del ruolo dominante della Germania all’interno del continente europeo, sia di quello americano a livello mondiale. Ma l’intenzione di ridiscutere la condizione europea dell’Italia sull’Euro, sui migranti e sugli investimenti in deficit e l’annuncio di voler mettere in discussione le sanzioni alla Russia di Vladimir Putin hanno messo in allarme la cancelleria tedesca e il governo statunitense. Non è che l’Italia sovranista e grillina si voglia liberare in un colpo solo della doppia egemonia di Germania e Stati Uniti assumendo una posizione autonoma e separata rispetto all’una e agli altri? Insomma, il neo-revisionismo italico suscita inquietudine.

L’impressione è che all’interrogativo sollevato dalle reazioni dei Paesi alleati alla nascita del governo populista italiano non ci sia ancora una risposta precisa. Sembra, in sostanza, che né Giuseppe Conte, né Matteo Salvini, né Luigi Di Maio sappiano esattamente quale possa essere la collocazione definitiva del nostro Paese nello scenario internazionale. Il triumvirato è sicuramente spinto verso un certo grado di autonomia e separazione dal vento sovranista che soffia prepotentemente dalla parte dell’opinione pubblica nazionale. Ma non può non essere consapevole che più cresce la voglia di liberarsi della doppia egemonia, più si corre il rischio di perdere quei vantaggi connessi alla condizione di sostanziale vassallaggio che hanno permesso agli italiani di aumentare il proprio benessere dalla fine della guerra ad oggi in cambio di una parte sostanziale della propria sovranità.

L’incertezza del nuovo governo è palpabile. Ma è anche il frutto delle incertezze altrui. Della cancelliera Angela Merkel politicamente indebolita, del presidente Donald Trump anch’egli sovranista e revisionista degli equilibri internazionali. Il problema è che con l’incertezza “non se magna”!