Il vaccino meritorio e paradossale del Governo | Arturo Diaconale

26 Novembre 2018
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C’è un merito, del tutto inconsapevole, che va riconosciuto all’attuale Governo giallo-verde. Quello di aver fatto crescere nel Paese la consapevolezza che per uscire dalla crisi non si può fermare il tempo alla ricerca di una inesistente età dell’oro primigenia mai esistita, ma è necessario non perdere colpi in quella corsa alla modernità in cui le nazioni un tempo arretrate sono già molto più avanti di noi.

Si dirà che questo merito non è stato voluto e che si è verificato solo per gli errori compiuti in prima persona dal Movimento Cinque Stelle ed avallati, sia pure riottosamente, dalla Lega. Ma se questi errori non fossero stati compiuti aleggerebbe ancora sulla società nazionale la favola della decrescita felice impostata sul principio del “meno lavoro per tutti” e, soprattutto, non ci sarebbe stato il risveglio di larghi settori dell’opinione pubblica e dei ceti produttivi per la convinzione che solo la crescita ed il lavoro impediscono di tornare ai tempi della povertà diffusa. Per cui, pur rilevando che sarebbe stato meglio raggiungere la consapevolezza senza bisogno di compiere errori, bisogna ringraziare il Governo giallo-verde di averli compiuti con grande impegno e totale irresponsabilità perché, altrimenti, saremmo ancora a combattere con il fantasma del pauperismo felice.

Naturalmente non bisogna lasciarsi tranquillizzare da questa tesi paradossale. Perché il Governo non ha ancora completato del tutto l’operazione di vaccinazione degli italiani dal morbo del masochismo beota. L’insistenza con cui la componente grillina dell’Esecutivo insiste nel combattere e frenare la grandi opere indispensabili, dalla Tav alla Tap, dal ponte di Genova ai termovalorizzatori campani e via di seguito, rende indispensabile una mobilitazione continua contro il rischio di danni irreversibili e ritardi incolmabili. Così come l’insistenza nell’idea di trasformare un popolo naturalmente portato al lavoro produttivo in un popolo di poveri perenni assistiti dallo Stato, impone di contrappore con sempre maggiore forza a questo falso mito la prospettiva vincente della società in cui la povertà viene combattuta con il merito e la competenza.

In ogni caso, però, la prima dose di vaccinazione è stata inoculata. Aspettiamo il richiamo, fissato alla data delle prossime elezioni europee. E poi basta!