L’idea di tornare all’Iri per risolvere tutte le grandi crisi industriali presenti nel paese pone una questione pregiudiziale a cui dare una risposta. È il mercato che non offre soluzioni o è la classe politica che non è all’altezza dei problemi complessi del momento?
Chi ipotizza la resurrezione dell’Iri non si pone l’interrogativo. Per costoro la priorità è ribadire il principio che lo stato deve sempre e comunque intervenire sul terreno economico stabilendo automaticamente l’assioma che la classe politica al governo dello stato non può non essere capace di svolgere il compito a cui è preposta.
Ma la realtà è più forte delle convinzioni ideologiche astratte. E se Alitalia, Ilva e tutti gli altri casi di grandi crisi aziendali non trovano risposte ormai da lungo tempo, non si può non sollevare il dubbio che il problema non sia il mercato ma l’incompetenza di chi avrebbe il compito di sciogliere i nodi di tali crisi.
La vicenda della compagnia di bandiera è sintomatica. La crisi viene da lontanissimo e le responsabilità vanno in gran parte ricercate nel passato. Ma si può dire che quando spetta ai rappresentanti del Movimento Cinque Stelle il compito di sbrogliare matasse così complesse e difficili l’impresa da disperata diventa impossibile?
Oggi si scopre che era inadeguata ed improponibile una cordata di salvatori dell’Alitalia in cui figurava una azienda che dopo essere stata accusata di non essere in grado di gestire tremila chilometri di rete autostradale avrebbe dovuto essere capace di convertirsi alla gestione di una rete aerea. Ma chi aveva chiesto l’immediato ritiro della concessione autostradale ad Atlantia dopo la tragedia del ponte Morandi era lo stesso che non aveva battuto ciglio di fronte all’ingresso della stessa Atlantia nella cordata Alitalia. Il fallimento di oggi, dunque, era stato annunciato allora. E se oggi i responsabili di quell’errore strategico scoprono che l’unico modo per uscire dalla vicenda è riesumare l’Iri (come se il ritorno alle Partecipazioni Statali servisse a rimettere in piedi una azienda condannata dalle condizioni del mercato a rimettersi in piedi solo dopo un drastico ridimensionamento in termini di strutture ed addetti), diventa legittimo chiedersi se i falliti non stiano preparando un nuovo fallimento scaricandolo sulle tasche di tutti gli italiani.
Il problema, allora, è che gli incapaci provocano danni. E che è sempre tardi quando si interviene per mandarli a casa!