In Libia il fallimento dell’Onu | Arturo Diaconale

24 Gennaio 2019
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Secondo le Nazioni Unite e le sue organizzazioni che si occupano dei migranti e dei rifugiati, la Libia non costituisce un “porto sicuro”. Perché il Paese è conteso tra due governi ufficiali ed una miriade di milizie al servizio di potenze straniere o, più semplicemente, dei propri interessi banditeschi. Dello stesso avviso sono le Organizzazioni non governative, quelle che hanno le navi e quelle che operano a terra. Sono loro a ripetere che la frase principale dei naufraghi recuperati in mare è “meglio morti che in Libia” ed a sostenere la tesi secondo cui il caos libico che rende insicuri i suoi porti impone all’Italia, Paese europeo più vicino alle coste dell’ex scatolone di sabbia, di tenere aperti i suoi porti sicuri per accogliere senza limiti di sorta chi fugge dall’Africa.

Ma se il problema è solo quello della Libia “Paese insicuro”, perché mai l’Onu e tutte le organizzazioni umanitarie al seguito non intervengono per rendere il Paese nord-africano un posto sicuro? Seguendo il ragionamento schematico dei responsabili delle Nazioni Unite, che vorrebbe imporre all’Italia l’apertura indiscriminata dei propri porti in quanto sicuri, si arriva facilmente a concludere che nel Mediterraneo e nelle sue coste meridionali non si consuma la crisi morale ed umanitaria dell’Italia e neppure quella di una Europa che perde progressivamente la propria unità di fronte ai fenomeni migratori di massa, ma quella politica dell’Onu.

Chi, se non le Nazioni Unite, avrebbero titolo, legittimità ed autorità per intervenire in un Paese in preda all’anarchia e ristabilire le condizioni basilari per la sopravvivenza di chi ci vive? Non sarebbe una novità visto che i caschi blu sono presenti in tante parti del pianeta proprio per garantire le popolazioni che vi abitano dai rischi delle guerre e dell’anarchia. Anzi, sarebbe una azione addirittura scontata visto che, almeno sulla carta, l’Onu è nata proprio per questo. Invece i rappresentanti della più alta organizzazione internazionale si riempiono regolarmente la bocca di ragioni umanitarie ma si guardano bene dal dare seguito a queste ragioni applicando concretamente la ragione fondante delle Nazioni Unite.

Sarà per questa crisi della sovranità internazionale che cresce il sovranismo delle singole nazioni?