L’aspetto più paradossale dell’attuale fase politica italiana non è la competizione esasperata tra Lega e Movimento Cinque Stelle per un voto europeo che non cambierà gli equilibri parlamentari nazionali. E non è neppure la nascita di un fronte anti-salviniano formato da grillini e sinistre varie, deciso a criminalizzare il leader leghista come avvenne in passato con i principali nemici dello schieramento progressista. Il vero paradosso della politica italiana è la perdurante centralità di Silvio Berlusconi. L’affermazione può sembrare forzata, addirittura ridicola se si considera che il partito del Cavaliere è in calo vistoso, che lo stesso Berlusconi è in fase di declino a causa dei problemi di salute e dell’età avanzata e che la prospettiva di essere eletto nel Parlamento europeo lo allontana materialmente dalla politica italiana e lo colloca in una dimensione europea da sempre considerata come una sorta di limbo lontano e sostanzialmente inutile.
Eppure, malgrado tutte queste oggettive condizioni, Berlusconi rimane centrale per il futuro della politica italiana. Non per sua scelta, ma per la scelta dei suoi competitori ed avversari. Non è forse vero che per esorcizzare l’ipotesi di una rottura del Governo giallo-verde da parte della Lega i dirigenti del M5S contestano Salvini dicendogli che in questo caso tornerebbe ad allearsi con il Cavaliere Nero? E non è forse vero che, nel timore di tornare ad allearsi a livello nazionale con Berlusconi ed offrire il fianco alle contestazioni grilline e della sinistra, lo stesso Salvini ribadisce in ogni occasione che non provocherà mai la caduta del Governo Conte e la fine dell’alleanza con i suoi nemici naturali?
I sondaggi, anche quelli più bislacchi e provocati più dalle necessità elettorali dei committenti piuttosto che dalle rilevazioni effettive, indicano che se si andasse al voto politico anticipato il centrodestra tradizionale sfiorerebbe il cinquanta per cento dei suffragi. L’alternativa al governo dominato dai giustizialisti per sola convenienza, dunque, ci sarebbe. E sarebbe una alternativa che, pur non essendo gradita al Presidente della Repubblica, potrebbe dare stabilità al Paese in una fase di nuova impennata della crisi economica. Perché allora questa alternativa non viene perseguita e realizzata? La risposta è Berlusconi. Finché c’è il Cavaliere i grillini si sentono tutelati dalla paura di Salvini di tornare alla sua alleanza naturale. Ma può l’ossessione per Berlusconi bloccare la politica nazionale? E, soprattutto, visto che la forza espansiva della Lega sembra essersi fermata, che cosa aspetta il suo leader a tesaurizzare il proprio successo prima che sia troppo tardi?