La follia elettoralistica e gli ottocentomila invasori | Arturo Diaconale

16 Aprile 2019
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La campagna elettorale ha raggiunto un livello di totale demenzialità. E la conferma non viene solo dall’accusa del vicepresidente del Consiglio Luigi di Maio all’altro vicepremier Matteo Salvini di credersi Napoleone e dalla contro-accusa di Salvini a Di Maio di lasciare marcire sul suo tavolo di ministro centinaia e centinaia di casi di crisi aziendale. Già questo basterebbe per prendere atto che la competizione tra alleati di governo è uscita fuori da qualsiasi binario di razionalità. Ma c’è una questione su cui grillini e leghisti sono andati oltre, raggiungendo un traguardo di rara follia. Quella posta dal Premier di Tripoli al-Sarraj con la minacciosa previsione che se mai il suo avversario Khalifa Haftar dovesse proseguire nell’assedio della capitale libica l’Italia potrebbe essere investita da una massa di ottocentomila disgraziati.

Se i componenti del Governo giallo-verde avessero ancora tutte le rotelle a posto la previsione di al-Sarraj sarebbe stata considerata come un appello poco amichevole nei confronti di Roma a non abbandonarlo al suo destino ed a sostenerlo più efficacemente contro il generale ribelle per non correre il rischio di una invasione proveniente dal Sud. Ma nessuno si è sognato di spiegare ad al-Sarraj che appelli di questo genere possono ottenere l’effetto opposto a quello sperato. Cioè convincere l’Italia di aver puntato nella vicenda libica sul cavallo sbagliato.

Tutti, al contrario, hanno cavalcato l’ipotesi dell’invasione degli ottocentomila solo per fare un po’ di propaganda elettorale a buon mercato sollevando il tema ridicolo dei porti chiusi o aperti e della differenza tra migranti e rifugiati. Luigi Di Maio e la ministra della Difesa Elisabetta Trenta hanno colto l’occasione per attaccare il cuore della politica leghista, quella fondata sul “no” irremovibile all’accoglienza, sostenendo che in caso d’invasione i porti andrebbero aperti almeno ai rifugiati se non anche ai migranti. A sua volta, Salvini ha attaccato la politica di mancato sviluppo di Luigi Di Maio ed ha affondato i suoi colpi sul fianco molle del Movimento Cinque Stelle rappresentato dalla gestione fallimentare di Roma.

Ed il pericolo, niente affatto aleatorio, degli ottocentomila invasori? Rimosso, cancellato, trasformato nel pretesto per un dibattito assurdo sulla differenza tra rifugiato e migrante. Come se nel caso centinaia di migliaia di persone cercassero di entrare in Italia sarebbe possibile effettuare una qualche distinzione e, soprattutto, accogliere un esercito d’invasione così numeroso senza incominciare a pensare su come bloccarlo alla partenza.

Ma la follia elettoralistica è più forte di qualsiasi considerazione razionale. Al punto da far tenere che non si possa placare neppure il 26 maggio!