La società sportiva SS Lazio continua nel suo progetto sociale contro il bullismo: stamattina (21 marzo) i calciatori Riza Durmisi e Marco Parolo, insieme al team manager Maurizio Manzini e al responsabile della comunicazione Arturo Diaconale hanno fatto visita all’Istituto Comprensivo Nino Rota in via Francesco Saverio Benucci 32 di Roma.
Il team manager, Maurizio Manzini, presenta l’evento: “Volevo ringraziare i presenti perché noi andiamo molto volentieri a queste riunioni, soprattutto quando le classi non sono composte da alunni molto grandi. Da voi prendiamo la vostra allegria, il vostro entusiasmo, la vostra voglia di giocare e studiare. Mi auguro avrete un futuro di successo, nella vita bisogna combattere per emergere”.
Prende poi la parola Diaconale: “L’Aquila è il simbolo della Lazio perché nell’antichità i romani aspettarono dei segni per costruire la città di Roma. Nel cielo videro volare sul Campidoglio un’aquila e da allora questo animale è divenuto il simbolo della nostra città e successivamente anche della Lazio. L’aquila è il racconto delle nostre origini e di ciò che siamo. La nostra presenza nelle scuole è utile per testimoniare che la lealtà è importante nella vita come nello sport. I calciatori della Lazio insieme alla Regione stanno combattendo anche il bullismo con una serie di attività. Per tradizione, abbiamo aderito anche a questo progetto e siamo qui per spiegare come non si debbano compiere atti di bullismo, questo fenomeno si basa esclusivamente sulla vigliaccheria. I bambini non devono conoscere questo sentimento. L’educazione nelle scuole è fondamentale per arginare il bullismo e per insegnare ai più giovani quali sono gli atteggiamenti da non svolgere nella nostra società”. E sul tema del bullismo aggiunge: “Sbagliato attuare forme di prevaricazione sulle persone. Se vedete fenomeni di questo genere dovete impedirli. Voi bambini dovete solamente volervi bene.”
Gli studenti non hanno risparmiato domande hai calciatori che, hanno ribadito l’importanza non solo dello sport in generale ma dei valori che esso veicola. Come ha detto Marco Parolo: “Siamo un esempio di gente che vive in gruppo, con calciatori provenienti da tutto il mondo. Proviamo a trasmettere il rispetto e i valori corretti. Bisogna saper coinvolgere, non escludere”.