La Libia ed il turismo diplomatico di Conte | Arturo Diaconale

9 Aprile 2019
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La vicenda libica dimostra che un conto è il turismo diplomatico ed un altro conto è la politica estera del Paese. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte corre come una trottola tra le capitali europee ed africane, promuove convegni internazionali, incontra personaggi di spicco di questa o quell’altra nazione. Ma il suo frenetico attivismo non produce risultati di sorta. Per la semplice ragione che non ha una qualsiasi idea di politica estera da portare avanti. La responsabilità, ovviamente, non è la sua. Conte ha la ventura di guidare un governo formato da due forze politiche che da sempre brillano per una totale assenza di interesse per la politica estera.

La Lega limita la sua attenzione al solo bacino europeo limitandosi ad esprimere solo una avversione generica alle burocrazie che guidano l’Unione europea ed a perseguire l’obbiettivo politico di eliminare questo potere burocratico senza però approfondire in qualche modo come sostituirlo.

Il Movimento Cinque Stelle non ha neppure questa concezione parziale della politica estera. Più semplicemente esprime le idee personali e spesso balzane di qualche suo esponente di spicco. Così Roberto Fico attacca l’Egitto per cavalcare elettoralmente il caso Regeni. Manlio Di Stefano fa il filo Hamas. Alessandro Di Battista l’antiamericano e terzomondista. E Luigi Di Maio, capo politico del partito che costituisce l’asse politico governativo, si limita a cavalcare l’antifrancesismo presente nel Paese nella convinzione che blandire i gilet gialli ed attaccare Emmanuel Macron convenga elettoralmente.

Conte, in sostanza, fa turismo diplomatico perché non sa e non può dire nulla rispetto ad una linea di politica estera che non ha una stella polare da seguire, ma solo esigenze elettorali contingenti da assolvere. Il risultato è che l’Italia allenta i legami con l’Unione europea, si mette in rotta di collisione con gli Stati Uniti di Donald Trump, litiga con Macron, guarda da lontano la Russia di Vladimir Putin e fa accordi commerciali al ribasso con una Cina imperiale decisa a colonizzare economicamente Africa ed Europa.

Le vicende libiche sono il frutto del fallimento della politica estera del Governo Conte. Che appoggia al-Sarraj, sostenuto dai Fratelli Musulmani, dal Qatar e dalla Turchia, solo per contrastare la Francia e chiede di fermare Haftar, a sua volta sostenuto da Arabia Saudita ed Emirati arabi alleati degli Stati Uniti, senza capire che mettersi sulla linea dell’Onu significa semplicemente perpetuare all’infinito la guerra civile in Libia.

Il turismo diplomatico senza idee è costoso e, soprattutto, deleterio!