È una banalità dire che la vicenda di Macerata sia diventata il tema centrale della campagna elettorale. Meno banale è invece rilevare che ad alimentare il dibattito generale, a cui partecipano strumentalmente tutte le forze politiche nel tentativo di fare il pieno dei consensi, c’è il tentativo lucido e disperato di un singolo partito di sfruttare l’episodio dello sparatore squilibrato per imporre all’attenzione dell’opinione pubblica l’unico schema dialettico del passato che, forse, potrebbe consentirgli una rimonta altrimenti impensabile.
Il partito in questione non fa parte del centrodestra, non è il Partito Democratico e neppure il Movimento Cinque Stelle ma è quello di “Liberi e Uguali” formato dagli scissionisti antirenziani e postcomunisti provenienti dal Pd. La formazione politica guidata da Pietro Grasso affiancato da Laura Boldrini vorrebbe raggiungere un risultato a doppia cifra nel voto del 4 marzo. Ma i sondaggi impietosamente rilevano che non riesce ad andare oltre il 6 per cento. Di fronte a questa inquietante scoperta, i presidenti dei due rami del Parlamento hanno scelto di riesumare l’unica arma che ai loro occhi può fare breccia sull’elettorato del partito concorrente, cioè il Pd. Quella dello schema fascismo-antifascismo; schema in cui i fascisti sono ovviamente i partiti del centrodestra ma gli antifascisti, quelli duri, puri e virtuosi, non sono i tendenziali inciucisti renziani ma sono solo ed esclusivamente i “Liberi e Uguali”. Gli unici, a testimonianza dei presidenti di Camera e Senato, cioè delle massime cariche dello Stato, ad essere i depositari dei valori della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista e, in quanto tali, gli unici a rappresentare un argine al nazismo e al fascismo risorgenti.
È difficile prevedere se Grasso e la Boldrini riusciranno con questa operazione a fare breccia nell’elettorato del Pd e a portare a casa quei tre o quattro punti di percentuale che potrebbero trasformare una sconfitta dolorosa in una mezza vittoria. Ma è certo che questa azione spregiudicata non è solo uno dei tanti capitoli della guerra intestina in atto nella sinistra da parecchi anni a questa parte, ma è anche un tentativo irresponsabile di avvelenare i pozzi di una società nazionale dove non c’è alcun nazifascismo risorgente, ma solo la legittima preoccupazione della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica per una politica dell’accoglienza risultata sbagliata e fallimentare.
Stupisce che a non cogliere il significato della vicenda sia stato il presidente della Cei, il cardinal Gualtiero Bassetti, che a sostegno della tesi di Grasso e Boldrini ha parlato di “imprenditori della paura” riferendosi a ai partiti del centrodestra. Ma forse anche lo stupore è ingiustificato. Forse anche la Chiesa italiana è diventata un pezzo marginale della sinistra antiquata e irresponsabile!