La mossa grillina per fermare Salvini pigliatutto | Arturo Diaconale

2 Luglio 2018
diaconale-2-luglio.jpg

Non c’è un solo osservatore della vita politica italiana che, dopo aver assistito al raduno non più padano ma nazionale di Pontida, non preveda che Matteo Salvini voglia fare il pieno di voti alle prossime elezioni europee per poi rompere l’alleanza con i grillini e puntare a elezioni anticipate destinate a incoronarlo guida incontrastata del Paese per i prossimi trent’anni. Questa convinzione è talmente radicata che Nicola Zingaretti, prossimo concorrente alla carica di segretario del Partito Democratico, l’ha posta al centro della sua strategia politica prevedendo di offrire ai pezzi grillini usciti traumatizzati dalla ruspa pigliatutto salviniana la prospettiva di entrare a far parte di un fronte di sinistra antisovranista e, soprattutto, antisalviniano.

Questi esercizi di fantapolitica sono comprensibili e anche fondati. Ma non tengono conto di un fattore imprevedibile rappresentato dalla circostanza che anche il gruppo dirigente del Movimento Cinque Stelle si esercita in fantapolitica e può incominciare a preoccuparsi seriamente di finire non solo schiacciato ma anche spaccato e polverizzato dal leghismo trionfante.

A Luigi Di Maio, ma soprattutto a Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista, non sfugge che l’attivismo salviniano provoca divisioni e contrasti nel movimento e rischia di erodere progressivamente una base elettorale che è naturalmente volatile e tende a muoversi sotto la spinta del vento dominante.

Come reagire al rischio del pigliatutto del leader leghista? La battaglia sui vitalizi sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva, quella sui contratti dei cascherini non ha la forza mediatica necessaria, quella sul reddito di cittadinanza trova l’ostacolo dei conti pubblici. Certo, rimane il tema della Rai da agitare il più furiosamente possibile. Ma rischia di ritorcersi contro. Perché per la maggioranza degli italiani l’azienda pubblica è da criticare ma da conservare. E regalarla a qualche potente straniero solo per motivi propagandistici non sarebbe affatto gradito da parte dell’opinione pubblica nazionale.

E allora? Nell’impossibilità di reagire con la stessa efficacia all’attivismo di Salvini e nel timore di arrivare segnati all’appuntamento con le elezioni europee, i dirigenti grillini possono sperare solo di interrompere il proprio declino spezzando l’alleanza di governo e andando alle elezioni anticipate prima della consultazione per il Parlamento Ue. L’ipotesi è sicuramente disperata. Ma proprio per questo possibile!