La nostalgia di Pio IX del komeinismo francescano | Arturo Diaconale

15 Maggio 2019
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Con il blitz dell’Elemosiniere del Papa che ha riattaccato la corrente, staccata per una morosità di trecentomila euro, al palazzo romano occupato da cinquecento tra migranti e disperati nostrani, la Chiesa di Francesco è entrata ufficialmente nella politica italiana. Non che in precedenza non avesse fatto pesare la propria influenza insistendo su quel tema dell’accoglienza senza vincoli che costituisce il pilastro dell’antagonismo di sinistra al “prima gli italiani” del populismo sovranista di Matteo Salvini. Ma prima del gesto del Cardinale tutto era lasciato alle parole e nulla ai fatti. Ed il fatto rappresentato da una consapevole e calcolata infrazione delle regole in nome di un valore considerato superiore, quale quello della solidarietà, costituisce un precedente politico di primaria importanza destinato non solo a segnare l’esito della campagna elettorale ma anche a condizionare gli sviluppi futuri della politica nazionale.

Il messaggio dell’atto, concreto oltre che essere simbolico, dell’Elemosiniere del Papa indica che per la Chiesa la solidarietà è al di sopra della legalità. Gli sciocchi dirigenti grillini che plaudono al gesto non capiscono che la sua portata va oltre l’antisalvinismo e colpisce direttamente lo stato di diritto. Quello da loro totalmente ignorato ma a cui si appellano ottusamente quando parlano di onestà e di legalità. Quello che si fonda sul rispetto delle regole basilari di una società civile retta da un sistema democratico e che viene messo pesantemente in discussione quando si dimostra che tali regole possono e vanno ignorate in nome di un valore etico considerato superiore.

Il primo a compiere ed a rivendicare il diritto di infrangere il diritto in nome della solidarietà è stato il sindaco di Riace Mimmo Lucano. Ma la sua è stata considerata una scelta inconsapevole di un orecchiante della vulgata buonista. L’intervento del Vaticano di Papa Bergoglio, invece, esclude la non consapevolezza buonista e costituisce un atto di voluto e diretto attacco eversivo allo stato di diritto della democrazia italiana.

È probabile che questo intervento politico poco possa incidere sui risultati elettorali del 26 maggio. I cattolici bergogliani sono da tempo schierati a sinistra o a sostegno dei Cinque Stelle. Ma l’atto eversivo ha una portata molto più lunga. Introduce nella politica nazionale una sorta di komeinismo francescano diretto a contrapporre allo stato di diritto democratico quello dello stato etico di emanazione vaticana. Una sorta di nostalgia di Pio IX in salsa peronista di sinistra (anche se ai tempi del Papa Re e del potere temporale al posto dell’Elemosiniere del Papa sarebbero arrivati i gendarmi!).