La ridicola demagogia di Luigi Di Maio sulla Rai | Arturo Diaconale

20 Giugno 2019
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Così giovane, così ridicolmente demagogo! Il riferimento è a Luigi Di Maio, che pare non aver compreso la lezione delle elezioni europee e continua imperterrito ad usare l’unica forma espressiva che sembra conoscere, quella della demagogia che più appare forzata e più risulta fasulla. Dopo essersi esercitato in questa sua specializzazione lanciando la proposta di un salario minimo orario garantito per legge di nove euro, proposta che se non viene finanziata dallo Stato con almeno tre o quattro miliardi rischia di provocare la disoccupazione degli attuali sottoccupati, il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha approfittato della vicenda riguardante l’attuale presidente della Rai, Marcello Foa, per denunciare la presenza della politica nell’azienda radiotelevisiva pubblica e minacciare un drastico taglio del canone se l’invadenza dei partiti non verrà tempestivamente eliminata.

Se Di Maio fosse ancora il leader di un partito non solo d’opposizione ma anche di lotta al sistema, la sua denuncia e la sua minaccia sarebbero risultate credibili. Ma Di Maio è il capo politico di un partito che non solo si trova al Governo ed usufruisce di tutte le prerogative ed i vantaggi che il sistema assicura alla forza di maggioranza relativa, ma è anche lo stesso partito che da un anno a questa parte esercita con grande gusto e soddisfazione il proprio potere all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo.

Non risulta che il Movimento Cinque Stelle si sia minimamente posto il problema dell’abrogazione di quella riforma della Rai realizzata dal Governo di Matteo Renzi che attribuisce al Governo stesso il controllo dell’azienda attraverso la nomina di un amministratore delegato dotato di superpoteri. Risulta, al contrario, che nessun esponente grillino abbia mai messo in discussione la riforma Renzi che assicura al maggiore partito di governo il controllo assoluto del servizio pubblico. E, soprattutto, risulta che dopo aver applicato a proprio vantaggio la legge renziana nominando un amministratore delegato di propria fiducia, il Movimento Cinque Stelle abbia allegramente lottizzato la Rai imitando in tutto e per tutto le pratiche seguite da tutti i partiti della Prima, della Seconda e della Terza Repubblica.

Se Di Maio vuole tagliare il canone, lo faccia. Ma eviti di sbandierare l’ipocrita e ridicolo vessillo della cacciata della politica e dei partiti dalla Rai. Se vuole essere credibile abroghi la legge che attribuisce al Governo il controllo della Rai. Senza questa abrogazione rimane un demagogo talmente smaccato da apparire ridicolo!