È stata fin troppo giusta la decisione della Lega di partecipare alla manifestazione Sì-Tav che si è tenuta a Torino sabato scorso. Non solo perché in caso contrario i governatori leghisti di Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia avrebbero dovuto subire le rimostranze di un elettorato settentrionale favorevole alle grandi opere e pronto a sconfessare i propri rappresentanti in Parlamento se la linea per le infrastrutture indispensabili per lo sviluppo fosse stata disattesa. Ma soprattutto perché la questione della Tav sta progressivamente diventando il tema attorno al quale si può aggregare uno schieramento di forze politiche totalmente nuovo e diverso rispetto al passato ed agli attuali equilibri politici generali. Non essere in piazza a Torino per ribadire il proprio sostegno alla realizzazione della Tav avrebbe reso impossibile la partecipazione della Lega a questa possibile aggregazione. Ed avrebbe condannato Matteo Salvini ed i suoi ad una sorta di sudditanza perenne nei confronti di Luigi Di Maio e del Movimento Cinque Stelle.
Per i leghisti, quindi, si è trattato di un gesto di autonomia rispetto all’alleato di governo del momento e di una sorta di investimento proiettato verso un futuro che potrebbe anche non realizzarsi ma che sarebbe profondamente sbagliato escludere a priori.
Lo sviluppo ed il modo per perseguirlo, infatti, è il problema di fondo del Paese. In particolare dopo che il ministro Giovanni Tria ha ammesso il pericolo di stagnazione in atto e tutti i dati economici lasciano intendere che il passaggio dalla stagnazione alla recessione sarebbe quasi automatico. La Tav è l’indicazione di come lo sviluppo dovrebbe essere perseguito: con gli investimenti che producono lavoro e creano le condizioni per far ripartire l’economia e lasciano alle nuove generazioni gli strumenti per meglio aggredire il futuro. L’opposizione alla Tav è, a sua volta, l’indicazione più significativa di segno contrario: quella che non punta allo sviluppo ma sogna il ritorno ad una età dell’oro e dell’innocenza che in realtà non è mai esistita in Italia e nel mondo intero.
Nessuno sa se la Tav diventerà sul serio il fattore aggregativo dei favorevoli allo sviluppo. La Lega si è candidata a partecipare al processo. Ed ha compiuto una scelta giusta.