La vecchia sinistra ideologica riscopre la piazza e la violenza non perché in Italia ci sia un rigurgito fascista e razzista che non esiste. Ma, molto più semplicemente e tristemente, per cercare di strappare qualche voto al Partito Democratico di Matteo Renzi e al Movimento Cinque Stelle di Luigi Di Maio e Beppe Grillo e continuare a illudersi di essere ancora in vita.
Il tempo, però, è impietoso. E nel momento in cui la sinistra radicale e antagonista riscopre gli slogan e la guerriglia urbana degli anni Settanta per dimostrare di non aver esalato l’ultimo respiro, le immagini e le cronache delle manifestazioni dei giorni scorsi, prima fra tutte quella di Macerata, testimoniano brutalmente che il segnale di vitalità è compiuto da morti che camminano. Non c’è solo il dato anagrafico di alcuni dei marciatori a rendere evidente il loro lampante e ridicolo ritorno al passato. C’è, soprattutto, l’assenza totale di una qualche riflessione sui problemi del momento e l’ottusa tendenza ad inquadrarli esclusivamente con lo schema fascismo-antifascismo risalente alla prima metà del secolo scorso.
Si tratta di un caso di demenza senile di massa? Nient’affatto. Perché nessuno degli organizzatori delle manifestazioni antifasciste dure e pure è affetto da una malattia del genere. Si tratta, al contrario, di una semplice e brutale strumentalizzazione diretta al tentativo di conquistare qualche voto al Pd e a grillini da parte di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo.
Questa, però, è una strumentalizzazione disperata. Perché i voti da tentare di strappare sono pochissimi visto che l’antifascismo di maniera riesce a convincere appena qualche nostalgico vegliardo. E perché con questi voti strappati nessun leader dei morti viventi saprà farci nulla nella prossima legislatura. Ma vale la pena ricreare un clima da guerra civile nel Paese per un pugno di voti inutili? O serve solo a dimostrare che i responsabili di questa vergogna sono dei morti viventi che non potranno mai più resuscitare?