Il “partito dello spread” ha una doppia articolazione. Una estera ed europea, formata dai commissari dell’Unione europea cresciuti all’ombra del compromesso storico tra popolari e socialisti ed educati al rispetto dell’egemonia tedesca sul Vecchio Continente. L’obiettivo di questa articolazione è usare lo spread per impedire che la prossima campagna elettorale per il Parlamento Ue diventi la tomba del vecchio modello di Ue e l’avvio di una nuova fase dominata dai cosiddetti sovranisti e in cui la sinistra sia posta in una condizione marginale. Poiché l’attuale governo italiano è la punta di lancia del sovranismo continentale, ecco spiegato il super-attivismo dei commissari teso a creare le condizioni per il rilancio dello spread e per l’aumento delle difficoltà a danno del nemico Matteo Salvini.
All’articolazione europea del “partito dello spread” si affianca, come avviene nella storia del nostro Paese dai tempi dei franchi e dei longobardi, un’articolazione italiana a sua volta suddivisa in due tronconi precisi. Quella formata dalle diverse sinistre operanti nel Paese e quella rappresentata dal gruppo dirigente di Forza Italia. Entrambi i tronconi vorrebbero che lo spread servisse a far saltare l’asse giallo-verde ed a mandare a casa il governo grillo-leghista. Ma mentre il troncone delle sinistre pensa che l’eventuale caduta del governo a mezzo spread potrebbe aprire la strada ad un governo tra le stesse sinistre ed il Movimento Cinque Stelle, il troncone del vertice di Forza Italia non può perseguire l’ipotesi di un governo di centrodestra visto che in Parlamento non ci sono i numeri. Per cui si deve limitare a sperare che la polemica anti-governativa condotta cavalcando la speculazione finanziaria possa servire ad arginare il travaso dei voti forzisti verso la Lega e ad impedire che le prossime elezioni europee segnino il tracollo definitivo del partito un tempo asse portante del centrodestra.
Naturalmente anche il troncone delle sinistre si rende conto che un governo tra Pd-Leu-M5S sarebbe di difficilissima realizzazione. Ma spera che attraverso l’opposizione frontale l’intero fronte della sinistra si possa ricompattare e tornare ad essere competitivo nello scenario politico nazionale. Per il troncone di Forza Italia, invece, l’obbiettivo è molto più limitato. È quello della riduzione del danno. Il ché, in politica, è sempre deleterio. Perché il danno in questione è quello percepito solo dal gruppo dirigente. E pretendere che gli elettori si immolino per impedire danni a chi li ha portati dal 30 all’8 per cento è un’autentica follia.