“ Verifica” è un termine tirato fuori dall’archivio della Prima Repubblica . Al tempo della legge proporzionale e dei governi di coalizione diventava necessario di tanto in tanto verificare i rapporti della maggioranza di governo del momento ricontrattando le questioni su cui erano sorte tra gli alleati divergenze e contrasti. Ma queste verifiche avvenivano, appunto, di tanto in tanto. Non al ritmo forsennato con cui si verificano attualmente con il governo giallorosso. La differenza è sostanziale. E marca la vera e profonda diversità tra i partiti che nella Prima Repubblica formavano i governi e quelli che nella fase presente hanno dato vita all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
Nel tempo passato le forze che si legavano da un vincolo governativo fondavano la loro intesa su un impegno politico comune. Che poteva essere per i quadripartito degli anni ’50 la necessità di un fronte unitario contro il pericolo comunista e per le coalizioni di centro sinistra dei decenni successivi la volontà di democristiani e socialisti di realizzare la via europea allo stato sociale in alternativa al socialismo di stato del Pci. Per non parlare degli esperimenti falliti di compromesso storico tra Dc e comunisti motivati dall’esigenza di fare fronte compatto contro il terrorismo delle Brigate Rosse. Ogni coalizione, di qualunque tipo fosse, era fondata su un progetto comunque condiviso. Quello che invece manca totalmente nel governo giallorosso nato per evitare un riscorso alle elezioni anticipate che avrebbe potuto concludersi con la vittoria del centro destra guidato da Matteo Salvini.
In comune tra gli alleati della coalizione odierna, dunque, c’è solo una preoccupazione elettorale. Che è comune solo quando si tratta di esorcizzare il minaccioso fantasma salviniano ma che si trasforma in conflitto tra alleati quando ogni partito si preoccupa della propria tenuta alle prossime elezioni. Saltata l’ipotesi di un patto politico tra Pd e M5S, non esiste un collante della coalizione governativa diversa dalla paura della sconfitta. Di qui lo scontro continuo che impone una verifica altrettanto continua. Sempre più difficile ed estenuante. Non solo per i partiti di governo ma, soprattutto, per il paese!