L’assurda sordina sul voto umbro | Arturo Diaconale

23 Ottobre 2019
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I grandi media nazionali hanno messo la sordina alle elezioni che si celebrano in Umbria domenica prossima. La grande enfasi che giornali e televisioni politicamente corrette avevano dato all’alleanza tra Pd e M5S stipulata in quella regione all’insegna del fronte comune contro il pericolo Salvini, si è progressivamente trasformata in indifferenza e sottovalutazione. In un primo momento l’Umbria avrebbe dovuto segnare l’avvento dell’alleanza strategica tra i due partiti che avevano dato vita al governo nazionale giallo-rosso e l’avvio di un processo politico che avrebbe dovuto portare ad un grande fronte unitario tra la sinistra tradizionale del Partito Democratico e quella giustizialista del Movimento Cinque Stelle. Adesso, invece, le trombe che avevano annunciato l’avvento di eventi così radiosi non emettono più suoni di sorta. La linea da seguire è quella dettata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che ha negato ogni valore politico al voto umbro sostenendo che il numero degli elettori di questa regione è inferiore a quello della provincia di Lecce. E che, per questa ragione, ha escluso ogni possibile ripercussione negativa sul governo in caso di sconfitta dell’alleanza tra Pd e M5S.

Il tentativo di trasformare quello che era stato presentato come un evento epocale in una vicenda localistica marginale, nasce dalle previsioni che attribuiscono una sconfitta certa alle forze componenti del governo giallo-rosso. Il tentativo di negare il valore politico al voto umbro è chiaramente rivolto a ridurre al massimo le conseguenze negative a livello nazionale. Ma, sempre che le previsioni si traducano in realtà, è facile immaginare come nessuna sottovalutazione potrà evitare le ripercussioni che il fallimento del primo esperimento di alleanza elettorale tra Pd e M5S determinerà all’interno dei due partiti e della stessa coalizione governativa.

Nel Pd i teorici dell’intesa epocale con i grillini saranno inevitabilmente messi all’angolo da chi si è sempre schierato contro questa ipotesi. E la polemica tra gli uni e gli altri metterà le ali alla concorrenza di Italia Viva decisa a trasformare l’opposizione al movimento di Grillo e Di Maio nel suo principale tratto identitario.

Identico tsunami si verificherà all’interno del M5S mettendo in difficoltà i convertiti alla contaminazione con la sinistra tradizionale e rilanciando il ruolo dei puristi del giustizialismo identitario grillino contrario a qualsiasi alleanza strutturale con altre forze politiche.

La sordina, allora, servirà a poco. I fatti reali saranno più forti di qualsiasi cortina fumogena dei media fiancheggiatori di un governo destinato a subire comunque il colpo di un eventuale voto negativo umbro.