Matteo Salvini he detto che quando vede Forza Italia votare per quattro volte di seguito con il Partito Democratico gli girano le balle. Dal suo punto vista il giramento ha una qualche giustificazione. Era convinto che il partito di Silvio Berlusconi avesse il compito di sostenere dall’esterno il Governo giallo-verde in attesa di lasciarsi fagocitare completamente dalla Lega. È logico, quindi, che possa stupirsi se lo schema che si era costruito non viene seguito passivamente da Forza Italia che, essendo partito d’opposizione, vota contro il Governo insieme alle altre opposizioni come sempre avviene nei sistemi democratici.
La faccenda sarebbe di facile composizione se non fosse che il giramento di balle salviniano presenta una singolare anomalia: è doppiopesista. Nel senso che di fronte ai segnali di autonomia dell’alleato berlusconiano del vecchio centrodestra le balle ruotano vorticosamente. A dimostrazione dell’irritazione che i sacrosanti subiscono quando l’obbedienza forzista non è pronta, cieca e assoluta. Viceversa, le stesse balle rimangono penzolanti e inerti quando a mettersi di traverso sulle idee, i progetti e i valori della Lega sono gli alleati della presente coalizione governativa.
Davide Casaleggio e Beppe Grillo preannunciano la fine della democrazia? Danilo Toninelli lo stop a tutte le grandi opere? Luigi Di Maio gioca a carta vince, carta perde nella vicenda della Rai e di Marcello Foa? Alessandro Di Battista lancia dalle Americhe anatemi e minacce contro chi si oppone al neo-maoismo grillino? Tutto questo non smuove di un millimetro la rigidità del leader della Lega. Che tace e acconsente, minimizza e acconsente, corregge ma acconsente. Il tutto in nome di un contratto di governo che oltre a essere in aperto contrasto con quel patto del centrodestra grazie al quale Salvini ha raccolto i voti con cui oggi è al Viminale, appare sempre più segnato da questa imbarazzante passività delle balle di Salvini di fronte agli spropositi degli esponenti del Movimento Cinque Stelle.
La conclusione della vicenda è duplice. Da una parte, sempre per rimanere nella metafora cara al leader della Lega, il contratto di governo si rivela sempre di più come il contratto delle coglionate. Dall’altra si incomincia a profilare il rischio concreto che la paralisi delle balle salviniane possa provocare a breve il giramento incazzoso di quelle dei suoi elettori! Absit iniuria verbis!