Le incognite sulla marcia trionfale di Salvini | Arturo Diaconale

20 Febbraio 2019
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Matteo Salvini continua a sottolineare la differenza tra l’alleanza del centrodestra che si manifesta e si conferma a livello locale e quella segnata dal patto con il Movimento Cinque Stelle che esiste a livello nazionale. La prima, secondo il leader leghista, è destinata a scattare ed a risultare vincente in tutte le occasioni in cui i cittadini saranno chiamati a rinnovare le rappresentanze nei Comuni e nelle Regioni. La seconda dovrà andare avanti fino al termine della legislatura senza incidere in alcun modo sulla tenuta delle maggioranze di centrodestra locali.

I propositi di Salvini rispecchiano perfettamente le massime convenienze del vicepresidente del Consiglio. Con il centrodestra, in cui la Lega ha assunto il ruolo di motore portante, può continuare a vincere senza problemi di sorta in ogni tornata amministrativa. Con il Governo giallo-verde, di cui il suo partito è progressivamente diventato l’elemento propulsivo, può restare alla guida del Paese fino al termine della legislatura ribaltando progressivamente i rapporti di forza con il Movimento Cinque Stelle e diventando il leader del partito egemone del panorama politico nazionale.

Il doppio percorso, quello locale e quello nazionale, mette Salvini in una condizione di massimo vantaggio. Quella in cui vince sempre. E se ad ogni vittoria locale accresce il suo potere sull’alleanza del centrodestra, alla prossima e prevedibile vittoria alle elezioni europee aumenterà a dismisura il suo potere sull’interno governo ponendo il M5S in una posizione minoritaria ed ancillare.

Tutto bene, allora? Certo, tutto bene. Tranne che per due incognite che possono creare intralci alla marcia trionfale leghista. La prima è che il percorso locale e quello nazionale sono parallele che presto o tardi dovranno necessariamente incontrarsi. Nel momento in cui tutte le amministrazioni locali saranno governate dal centrodestra, il Governo nazionale giallo-verde rappresenterà una anomalia che non potrà non essere corretta. La seconda è che una larga fetta del Movimento Cinque Stelle non sembra disposta ad accettare il futuro ancillare a cui la marcia trionfale salviniana gli vuole riservare. E potrebbe ribellarsi al gruppo dirigente di Luigi Di Maio aprendo una crisi dallo sbocco inevitabile delle elezioni anticipate.