Le indicazioni del voto di domenica | Arturo Diaconale

24 Maggio 2019
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La campagna elettorale giunta finalmente al termine passerà alla storia per due ordine di motivi. Perché si è sviluppata all’insegna dell’uno contri tutti (Matteo Salvini contro il resto dell’Italia politica). E perché i media, dalla Rai a La7 fino a ai quotidiani Repubblica e Corriere della Sera, hanno seguito questo schema schierandosi non solo dalla parte del Partito Democratico ma addirittura del Movimento Cinque Stelle pur di contrastare il populismo salviniano.

I risultati del voto, quindi, saranno estremamente interessanti. Non solo per capire se lo schema, che è scattato quando nei mesi scorsi i sondaggi hanno incominciato a prevedere un forte balzo in avanti della Lega ed un altrettanto significativo regresso del M5S, abbia funzionato. Ma, soprattutto, per verificare se le boccate d’ossigeno date ai grillini dal mondo dell’informazione sono servite allo scopo.

Se i sondaggi dei mesi scorsi saranno smentiti dal voto, cioè se la Lega non avrà il grande successo previsto e il M5S eviterà un forte salasso, si dovrà necessariamente concludere che lo schema del tutti contro uno ha funzionato. E Matteo Salvini ne dovrà prendere atto tornando a ragionare sulla necessità di rilanciare l’alleanza con quelle forze del centrodestra in grado di formare con la Lega uno schieramento di maggioranza alternativo all’attuale Governo giallo-verde. Ma se per caso lo schema non dovesse produrre i risultati sperati dai nemici del leader leghista, si aprirà una nuova stagione politica in cui Salvini, divenuto espressione di un partito di maggioranza relativa, potrà fissare l’agenda della politica nazionale decidendo se andare immediatamente all’incasso attraverso elezioni anticipate o pretendere di condizionare maggiormente l’azione del Governo attuale.

Accanto a questo interesse di natura politica c’è anche quello sul ruolo dei media. Il voto stabilirà il peso della Rai grillizzata, de La7 ossessivamente schierata in favore di una alleanza tra Pd e M5S e dei maggiori giornali divenuti fiancheggiatori conformisti del giustizialismo dei grillini. E se questo peso risulterà essere stato scarso, forse arriverà il momento per qualche cambiamento anche nella stampa italiana!