L’identità dei Sì-Tav nel calcolo dei costi e benefici | Arturo Diaconale

21 Dicembre 2018
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Per anni l’opposizione alla Tav Torino-Lione è stato il principale cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle. L’opera veniva finanziata ed avviata ed il movimento di Beppe Grillo aveva facile gioco nel trasformarla nel simbolo delle battaglie contro tutte le ruberie, gli spechi e le corruzioni della Prima e della Seconda Repubblica. In questo modo, attorno all’idea di cancellare il malaffare eliminando il falso progresso che lo genera, il partito grillino è riuscito a raccogliere nel corso degli anni ogni genere di associazioni ed individui convinti della necessità di impedire la modernizzazione del Paese per tornare ad una mitica età dell’oro fatta di natura incontaminata e società senza peccati.

Il successo grillino si è fondato sulla convinzione che la scelta in favore della Tav fosse irreversibile e segnasse il punto di non ritorno della protervia delle classi dirigenti delle precedenti stagioni politiche. Per questo la battaglia contro l’opera è stata continua e senza esclusione di colpi e nel momento in cui la stagione politica è cambiata ed i Cinque Stelle sono arrivati al governo si è trasformata nell’impegno a ribaltare l’irreversibilità ed a bloccare ad ogni costo la realizzazione del tunnel e della annessa alta velocità.

Nel calcolo dei costi e dei benefici dell’opera i grillini calcolano, ovviamente, il ritorno elettorale causato dalla vittoria della loro battaglia anti-Tav. Sono convinti che rispettare l’impegno primigenio assunto nel confronti dei propri sostenitori renda enormemente in termini di consenso.

Nel calcolo dei costi e dei benefici, però, i grillini farebbero bene a cominciare a calcolare anche che la bocciatura della Tav ad opera iniziata non solo comporterebbe delle forti penali a carico delle casse dello Stato, ma consegnerebbe a tutte le forze politiche oggi all’opposizione un fortissimo tema identitario attorno al quale raccogliere i consensi trasversali di tutti i nemici della decrescita e di tutti i favorevoli alla modernizzazione ed allo sviluppo.

È probabile che Luigi Di Maio e Danilo Toninelli se ne infischino di questa considerazione e nel calcolo dei costi e benefici inseriscano solo la possibile rivendicazione della vittoriosa battaglia contro la Tav. Contenti loro, contenti tutti. Soprattutto quella larga maggioranza del Paese che non vuole tornare indietro ed è alla ricerca di simboli identitari per questa loro battaglia di progresso anti-regresso!