L’ipocrisia grillina su Massimo Bordin | Arturo Diaconale

18 Aprile 2019
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Non ha avuto torto Vittorio Sgarbi quando si è infuriato con i parlamentari grillini che avevano espresso cordoglio per la scomparsa di Massimo Bordin accusandoli di essere degli ipocriti che piangono il morto ed uccidono Radio Radicale di cui il giornalista era diventato il simbolo. L’ipocrisia ed il cinismo di quanti hanno espresso cordoglio in maniera formale e strumentale nei confronti del giornalista, però, è aggravata dal fatto di essere stata espressa da chi non aveva neppure la più pallida idea di chi fosse lo scomparso. Per la stragrande maggioranza dei grillini, infatti, Bordin era un perfetto sconosciuto. Per la semplice ragione che in vita loro non avevano mai ascoltato il suo “Stampa e regime” e non avevano mai sintonizzato la propria radio sulle frequenze di Radio Radicale.

Prendiamo il caso del grillino più alto in grado nelle istituzioni. Quel Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha giustificato la fine dei finanziamenti pubblici a Radio Radicale sostenendo che d’ora in poi l’emittente avrà la possibilità di sostenersi con la pubblicità raccolta sul mercato. Giustificazione che può venire solo da una persona che oltre a non conoscere nulla del mercato pubblicitario condizionato dalla raccolta pubblicitaria della Rai, ente di Stato, non può aver mai seguito una qualsiasi trasmissione di Radio Radicale. Quale azienda può investire pubblicità sulla registrazione di un processo, di una conferenza stampa di un partito o di un sindacato, sulla presentazione di un libro o su una delle infinite trasmissioni dedicate alla vita pubblica del Paese?

Lo stesso vale per il sottosegretario Vito Crimi, l’ex cancelliere di Tribunale definito da Bordin “gerarca minore”, artefice del provvedimento che determina la chiusura della radio creata da Marco Pannella. Quante volte in vita sua il sanculotto Crimi, che da buon grillino era ed è intriso di antipolitica, può aver mai ascoltato Radio Radicale diventata nel corso di alcuni decenni il simbolo stesso della politica italiana? La risposta è mai. E se per caso una qualche occasione ci sia stata, il suo effetto è sicuramente stato l’aumento dell’ostilità nei confronti di una emittente espressione di una politica concepita come il male assoluto dal sanculotto convinto di rappresentare il modo nuovo e virtuoso di fare politica.

Gli ipocriti ed i cinici di Sgarbi, dunque, sono in realtà degli inconsapevoli. Che non conoscendo Bordin hanno perso la possibilità di capire che la loro nuova politica è in tutto simile a quella vecchia. Solo più grossolana e pedestre. Bordin era colto e raffinato. Troppo per degli ignoranti.