Mastella e la mafia in Tv | Arturo Diaconale

28 Ottobre 2007
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Nella sola Italia sono stati fatti più film e telefilm sulla mafia che intitolate strade a Giuseppe Garibaldi.

E si che non c’è un solo paese nel belpaese che non abbia la sua brava via intitolata all’Eroe dei Due Mondi! Anzi, la produzione cinematografica e televisiva sulla mafia è diventata talmente ricca da rappresentare una sorta di filone d’oro come i western-spaghetti, i mitologici o i poveri ma belli del tempo passato. Dal “Giorno della civetta” e “Ultimo” non c’è stata settimana, stagione, anno che non sia uscito un qualche prodotto per il cinema o la Tv che non fosse pieno di padrini, picciotti, lupare, morti ammazzati, stragi ed annessi e connessi. A conferma che agli italiani piace dare agli altri le peggiore immagine possibile di se stessi. E che agli stranieri piace immensamente dare ragione agli italiani quando si tratta di considerarli tutti dei mafiosi con tanto di coppola dritta o storta che sia. Ora, mentre l’autocommiserazione italica è al massimo, il disprezzo straniero pure ed i quattrini scorrono che è una bellezza tra diritti cine-televisivi per i mercati esteri, ecco che spunta Clemente Mastella che chiede di spegnere la fiction televisiva di Canale 5 sul “Capo dei capi” con la scusa che tratta troppo bene Totò Riina e può spingere i nostri giovani non a condannare ma ad emulare il capo mafia e tutti i mafiosi. Ma dove vive il Ministro della Giustizia? Non si è accorto che il filone mafioso ha prodotto emuli ormai da tempo? Come lui stesso può dimostrare ricordando da dove viene il proprio incarico al Viminale? Cioè da una proposta fatta dall’Udeur a Prodi “che non si può rifiutare”?