Il sospetto, dicevano i gesuiti, è l’anticamera della verità. Ma da tempo, ormai fin troppo lungo, in Italia è diventato lo strumento per colpire e possibilmente eliminare i propri avversari politici. Contestare questa aberrazione è politicamente scorretto. Il giustizialismo è diventato egemone. E se si tenta sommessamente di ricordare che nella nostra Costituzione è stato fissato il principio d’innocenza per chi è accusato di un qualche reato fino a sentenza di colpevolezza passata in giudicato, si viene irrisi o marginalizzati in quanto garantisti non al passo con i tempi.
Ma questi tempi in cui il sospetto è un’arma letale grazie all’azione combinata delle leggi sbagliate, delle strumentalizzazioni politiche e del conformismo ottuso e mascalzonesco dei media, non sono l’alba di una nuova civiltà ma la fine rovinosa di un processo di libertà dei cittadini che viene da lontano e che ha avuto una grande accelerazione con l’avvento della democrazia repubblicana.
Il giustizialismo egemone sta provocando la progressiva trasformazione del sistema di democrazia in un nuovo e più inquietante totalitarismo. Il tutto non solo sotto la spinta di pochi visionari nostalgici di un giacobinismo antiquato padre di tutti i totalitarismi degli ultimi due secoli ma, soprattutto, grazie alla viltà di gruppi di potere e dei loro canali d’informazione pronti a favorire il nuovo arrembante fascismo pur di tutelare i propri interessi finanziari e commerciali.
Negli anni del regime mussoliniano, arrivato al potere grazie alla viltà proprio degli antenati di questi gruppi di potere, solo pochi irriducibili amanti delle libertà ebbero il coraggio di opporsi al conformismo egemone di quegli anni.
Oggi bisogna “non mollare” come allora. Senza aver paura di contrastare con ogni mezzo, anche quelli più modesti e ridotti, i reazionari giustizialisti convinti di avere il potere in mano e sicuri di poterlo usare a proprio piacimento (l’esempio del tentativo di assassinio di Radio Radicale è illuminante).
Non molliamo!