Prepararsi al referendum contro la deriva madurista grillina | Arturo Diaconale

4 Settembre 2019
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I sessantamila attivisti che sulla rete Rousseau hanno votato per il “sì” all’alleanza tra M5S e Pd non si sono espressi in favore dell’incontro storico tra populismo grillino e sinistra ma solo ed esclusivamente per la sopravvivenza del loro movimento politico. Quella sopravvivenza che sarebbe stata messa in discussione nell’eventualità delle elezioni anticipate e che, come hanno spiegato il fondatore Beppe Grillo e la quasi totalità dei dirigenti parlamentari del movimento, verrà assicurata fino a quando il governo Conte-bis rimarrà in carica.

Questa motivazione è la stessa che in passato ha portato la maggioranza degli attivisti grillini a votare in favore del “contratto di governo” con la Lega e ad avallare la difesa di Matteo Salvini sul caso della “Diciotti”. A dimostrazione che ai militanti non importa nulla dell’accordo con la Lega o con il Pd ma si schiera sempre e comunque a sostegno della linea indicata dal vertice del Movimento con la motivazione della esigenza suprema della propria perpetuazione.

Il metodo Rousseau tanto esaltato da Di Maio e Casaleggio, quindi, non è un modello innovativo di democrazia diretta ma una forma di rivisitazione telematica del centralismo democratico dei vecchi partiti comunisti. Serve non a consultare gli umori e la volontà della base ma ad avallare passivamente le indicazioni ed i voleri del vertice. In questo metodo non c’è l’esempio dei referendum svizzeri ma quello dei plebisciti del Venezuela di Maduro .

Naturalmente i capi grillini hanno tutto il diritto di adottare questo sistema di mobilitazione interna diretta all’avallo delle proprie scelte. Ma nel momento in cui lo propongono come modello di democrazia diretta alternativo alla democrazia parlamentare non fanno altro che svelare come l’obbiettivo ultimo della loro azione politica sia quello di espiantare la democrazia rappresentativa per sostituirla con il centralismo democratico e con le pratiche plebiscitarie dei regime totalitari alla Maduro.

Sul Partito Democratico non dovrebbero attecchire suggestioni di questo tipo. Ma l’esigenza di sopravvivenza dei post-comunisti, che è la stessa dei grillini, potrebbe spingere a trovare compromessi anche su questo terreno. Il taglio dei parlamentari diventa la cartina di tornasole della impermeabilità del Pd al madurismo antidemocratico del Movimento pentastellato.

In ogni caso è bene prepararsi al peggio ed incominciare a creare i comitati per il referendum contro l’attacco alla democrazia parlamentare portato dai grillini in nome della loro deriva venezuelana.