Quando la lobby chiama, il Governo risponde | Arturo Diaconale

28 Dicembre 2018
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Gli incidenti di Milano con la morte dell’ultrà interista oscurano la notizia che la manovra del Governo determina l’aumento della pressione fiscale e l’annuncio che a gennaio verrà rivista, con una apposita norma, la decisione di aumentare le tasse delle aziende no-profit operanti nel terzo settore.

Nella società della comunicazione è normale che le vicende più eclatanti nascondano quelle meno clamorose. Ma l’ondata emotiva provocata dall’ennesimo episodio di violenza tra tifoserie avversarie è indirizzata ad esaurirsi più o meno rapidamente, mentre la questione dell’aumento della pressione fiscale provocata dalla “Manovra del popolo” è destinata a diventare il tratto distintivo dell’attuale governo e la pronta retromarcia sulla tassazione del terzo settore sembra fatta apposta per fornire una dimostrazione non solo dell’improvvisazione dominante nella compagine ministeriale giallo-verde, ma anche della incapacità della stessa compagine di resistere alle pressioni delle grandi lobby.

Sia la manovra del popolo che colpisce il popolo, sia il contrordine sulla tassazione alle associazioni del volontariato possono essere considerate come delle conferme del dilettantismo regnante nel Governo di Giuseppe Conte. Un dilettantismo che poteva essere perdonato nei primi mesi di azione governativa, ma che oggi non può essere più accettato e perdonato visto che non è affatto indolore ma produce danni difficilmente riparabili.

In particolare, la manovra che invece di eliminare la povertà la estende diventa il marchio di incapacità per la coalizione tra Lega e Movimento Cinque Stelle. E, soprattutto, la resa immediata alle pressioni del terzo settore guidate dalle massime gerarchie ecclesiastiche italiane, che segue di pochi giorni la ritirata strategica di fronte all’offensiva della Commissione europea sulla manovra, mette drammaticamente in luce il carattere pulcinellesco di un Governo che abbaia ma non morde e che blatera in continuazione contro i cosiddetti “poteri forti” salvo piegarsi sempre alle loro richieste ed imposizioni.

È probabile che il provvedimento sull’aumento delle tasse al terzo settore sia nato dalla semplice esigenza di raschiare il fondo del barile per finanziarie una manovra scombinata in partenza. Senza riflettere sul suo significato, sul suo impatto e sulle reazioni che avrebbe provocato. Ma è proprio questo l’aspetto che più preoccupa dell’attuale Esecutivo: l’approssimazione irresponsabile. Che non si cancella con la correzione postuma, ma che diventa incapacità di governo proprio in seguito alle correzioni imposte dalle lobby più potenti.