Taccuino biancoceleste: la moria dei gufetti | Arturo Diaconale

13 Gennaio 2020
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Sabato sera i gufetti che avevano soppiantato i tordi sugli alberi dei Lungotevere sono stramazzati al suolo. La Protezione animale, prontamente accorsa, ha sentenziato che a provocare lo straordinario fenomeno non era stata una improvvisa epidemia aviaria ma il risultato di Lazio-Napoli. I gufetti, semplicemente, non avevano retto il fallimento dei loro malocchi.

Molti di questi gufetti erano provenienti dal Nord e speravano in un passo falso dei biancocelesti in grado di favorire la corsa verso il vertice della classifica delle squadre settentrionali. Altri venivano dalla sponda romana occupata dai “cugini” (a proposito, auguri sinceri di pronta guarigione a Nicolò Zaniolo) ed avevano motivazioni più che comprensibili. Un piccola parte, infine, era composta dagli ultimi esemplari degli aquilotti gufizzati. Cioè di quel sempre più ridotto numero di laziali masochisti che se non piangono, criticano e si lamentano non si divertono. E che avevano prima preso a pretesto la battuta sulla “Lazietta” per pronosticare la fine dell’avventura dei ragazzi di Inzaghi senza capire che il termine non voleva essere una valutazione di merito sulle squadre del passato ma solo la constatazione di come gli avversari consideravano la società di quelle epoche.

Poi si erano inalberati per la definizione “occasionale” data dal Presidente Claudio Lotito allo scudetto del ’74 senza rendersi conto che proprio l’occasionalità ha reso l’evento eccezionale, straordinario, meraviglioso ed ha trasformato i suoi artefici nei simboli dell’orgoglio laziale. E, infine, si erano fatti venire il mal di pancia per i riferimenti, sempre del Presidente, allo scudetto del 2000, diretti non a criticare i campionissimi dell’epoca ma a rilevare che la finanza applicata al calcio può portare a risultati importanti ma può anche produrre fallimenti completi. La finanza è, per definizione, un rischio.

Naturalmente la scomparsa dei gufetti è solo temporanea. Presto o tardi torneranno. Per questo i tifosi laziali hanno il dovere di stare con i piedi ben saldi per terra. Senza però rinunciare alla libertà di sognare e di volare in alto!