Verso sei mesi di stabilità apparente | Arturo Diaconale

5 Luglio 2019
diaconale5luglio2019-e1562319767512.jpg

Cresce la convinzione che la mancata procedura d’infrazione abbia tranquillizzato i mercati e scongiurata l’ipotesi di una crisi di governo destinato a portare al voto anticipato a settembre. Sul tavolo del governo ci sono ancora parecchie questioni irrisolte e gravate da una conflittualità palese o latente tra grillini e leghisti. Ma l’impressione generale è che le migliorate condizioni possano favorire il raggiungimento di qualche utile compromesso sul tema dell’autonomia, dell’Ilva, di Alitalia e del salario minimo garantito.

La crisi e le elezioni anticipate, dunque, si allontanano. Almeno fino alla prossima primavera. E questo impone a tutte le forze politiche, sia di governo che d’opposizione, di ridefinire le proprie strategie approfittando dei prossimi mesi di possibile stabilità.

Il compito apparentemente più facile sembra essere quello della Lega. L’insipienza dei propri avversari, testardamente decisi a perseguire la linea del “tutti contro uno”, le garantisce una sorta di rendita di posizione difficilmente attaccabile. La vicenda della Sea-Watch è indicativa al riguardo. Più sinistra, Chiesa e pezzi di magistratura continuano a seguire lo schema antico della criminalizzazione del nemico considerato più pericoloso, più l’aggressione continua spinge la maggioranza dell’opinione pubblica contraria ai tradizionali centri di potere a solidarizzare con il criminalizzato. È la storia dei vent’anni di leadership di Silvio Berlusconi, una storia che non sembra aver insegnato nulla agli antisalviniani viscerali.

Ma la rendita per insipienza va consolidata da risultati concreti nell’azione di governo. E su questo terreno Salvini ed il suo gruppo dirigente non possono permettersi distrazioni di sorta. Se nei prossimi sei mesi non portano a casa la riduzione della pressione fiscale, rischiano di perdere i vantaggi graziosamente garantiti dai nemici.

Più complicata la fase che segue per il Movimento Cinque Stelle. Deve dimostrare al proprio elettorato di non essere diventata la sussistenza che segue sempre e comunque Salvini. E con le tensioni interne in aumento non sembra essere un impegno facile da realizzare. Tanto più che il progetto di riorganizzazione del movimento è ancora tutto da inventare. Anche per la difficoltà di dare consistenza ad una area politica ed elettorale più gassosa che mai.

Pd e Forza Italia, infine, potrebbero approfittare della stabilità dei prossime mesi. Per riorganizzarsi, rilanciarsi, ricompattarsi. Ma lo sapranno fare? Al momento sembra solo che per entrambi ci sarà solo una nuova fase di coma profondo. In attesa di vedere staccare la spina!