L’ala governista del Partito Democratico lascia intendere di essere stata incoraggiata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad aprire al confronto con il Movimento Cinque Stelle per arrivare a un’alleanza di governo tra le due forze politiche. Se così fosse bisognerebbe concludere che il capo dello Stato si appresta a gestire una crisi governativa destinata a battere tutti i record di durata della storia repubblicana. I calcoli sono presto fatti.
Se la direzione del Pd dovesse dare il via al dialogo con i grillini per la definizione del cosiddetto contratto di governo alla tedesca, che secondo Luigi Di Maio dovrebbe segnare la novità rispetto al tradizionale concetto di alleanza di governo, si aprirebbe una fase di confronto programmatico dai tempi necessariamente non brevi. Il testo preparato dagli esperti guidati dal professor Giacinto Della Cananea è una bozza orientativa che può costituire al massimo un punto di partenza per un approfondimento che non può essere di breve durata visto che il contratto definitivo dovrebbe contenere compromessi su temi apparentemente inconciliabili. La Legge Fornero va mantenuta o emendata? Il Jobs Act va cancellato o confermato? Che scegliere tra reddito di cittadinanza e reddito di inclusione? La governance Rai va individuata attraverso la legge voluta da Matteo Renzi o questa legge va cambiata secondo le indicazioni del Movimento 5 Stelle? L’elenco degli interrogativi potrebbe continuare ancora a lungo. Ed è questo elenco che lascia intendere come il tempo per la definizione del contratto alla tedesca caro a Di Maio richieda una fase niente affatto breve. Fase a cui si dovrebbe aggiungere tutto il tempo necessario per consentire quelle consultazioni di base che sia il M5S che il Pd hanno annunciato di voler compiere per non essere sconfessati dai propri elettori.
In Germania ci sono voluti alcuni mesi prima che il “Contratto di Governo” fosse definito e le consultazioni di base completate. Quante settimane (non si parla di mesi dando per scontato che ci troviamo in Italia) ci vorrebbero per chiudere le due fasi? Tre o quattro settimane? Il mese di maggio? Anche prevedendo che in nome del cambiamento si vada per le spicce la crisi si allunga e arriva alla fase finale, quella della definizione del nome del Presidente del Consiglio e delle scelte dei ministeri, che ha sempre rappresentato l’ostacolo più duro e faticoso di qualsiasi trattativa per la formazione dei governi. È certo che il Pd accetti senza battere ciglio Di Maio Premier? E gli Esteri e l’Economia andrebbero il primo a un democrats con il compito di rassicurare la Ue e il secondo al un grillino incaricato di rinegoziare gli impegni con la stessa Ue?
È difficile immaginare che Mattarella abbia preventivato un allungamento della crisi fino all’inizio dell’estate. Ma se anche fosse c’è solo da sperare, per evitare questo spettacolo avvilente e pericoloso, che il 3 maggio la direzione del Pd decida per il no al dialogo. Democratici, siate seri!